4 Giu 2014
GLI EUROSCETTICI CERCANO CASA
di Giuseppe Licinio (AG.RF. 04.06.2014) ore 12.36
Per capire quanto e come gli europarlamentari eletti nei movimenti euroscettici saranno in grado di condizionare l’attività del Parlamento europeo è importante capire le istanze di cui sono portatori e il loro grado di flessibilità nel portare avanti battaglie comuni.
Requisiti per formare un gruppo. Per contare davvero dentro il Parlamento europeo bisogna far parte di un gruppo e per formarlo occorrono minimo 25 eurodeputati provenienti da sette Paesi. I movimenti di tipo “protestatario” hanno eletto 115 parlamentari, circa un quarto del Parlamento. In teoria quindi non dovrebbero esserci problemi di numeri per la formazione dei gruppi, ma in realtà non è così perché tali movimenti non si annidano tutti a destra ma sono di varia natura politica e non sempre capaci di intese positive. Esistono quindi antieuropeismi vincenti ma di segno diverso. Nella stessa destra europea esistono fratture inconciliabili fra alcuni partiti.
Front National. Fra i partiti euroscettici di destra il ruolo guida spetta sicuramente al Front National francese guidato da Marine Le Pen, forte del 25% raccolto alle ultime elezioni (dove è risultato il primo partito) e dei 24 eurodeputati eletti. Tre i punti cardine del suo programma: indire un referendum per chiedere ai francesi se vogliono uscire dall’UE; il blocco del trattato di libero scambio Ue-Usa; lo stop all’ingresso della Turchia nella UE. Gli altri partiti con cui Marine Le Pen è disponibile ad accordarsi sono il Partito per la libertà olandese (Pvv) guidato da Geert Wilders, la Fpö austriaca di Heinz-Christian Strache, gli indipendentisti belgi fiamminghi del Vlaams Belang e la Lega Nord che con questa scelta scioglie qualsiasi ambiguità sulla sua natura collocandosi coerentemente tra i movimenti nazional-populisti. Per formare il gruppo occorrerebbero altri due partiti e trattative sono in corso con i Democratici svedesi e con i lituani di Ordine e giustizia. Si tratta in ogni caso di partiti che predicano il ritorno agli stati nazionali, la chiusura delle frontiere e una politica doganale protezionistica trovando solo nell’antieuropeismo una piattaforma comune.
Ukip. L’altro soggetto principale dell’area della protesta di destra è il movimento anti-europeista UK Independence Party (Ukip) guidato da Nigel Farage. Ha fatto il pieno di voti nel Regno Unito perché oltre all’euroscetticismo ha potuto contare su altre due carte: la crisi economia e sociale dell’Europa. Pur avendo esibito spesso contenuti razzisti e opinioni estreme sull’immigrazione, si è astutamente sempre mosso all’interno del recinto delle regole della democrazia parlamentare (espellendo, fra l’altro, i più esagitati). L’incompatibilità fra FN e Ukip nasce dalla difficoltà di conciliare il liberalismo nazionalista di Farage con il socialismo nazionale di Marie Le Pen ma soprattutto dalla volontà di entrambi di affermarsi come leader del fronte no-euro.
M5S. La scelta di Beppe Grillo di allearsi con lo Ukip, sta suscitando diverse perplessità sia fra gli osservatori che fra gli stessi elettori grillini. Al netto degli attacchi di buona parte della stampa italiana che, dipingendo Farage come misogino, xenofobo e razzista intendono sferrare un colpo indiretto a Grillo, di sicuro lo Ukip si caratterizza per la chiusura nazionale e per una forte politica populista e anti-immigrati. Quella fra M5S e Ukip sarebbe un’alleanza contro-natura visti i riferimenti in passato del M5S all’anti-militarismo, all’apertura delle frontiere, alla libera circolazione delle idee e delle persone. Alleandosi con lo Ukip il M5S sarà costretto a collocarsi a destra del panorama politico europeo (con conseguenze imprevedibili sull’esigente e ipercritico elettorato grillino). In ogni caso un altro partito in procinto di allearsi con Ukip e M5S è l’AfD (Alternativa per la Germania) con i suoi sette deputati.
Tutti contro i neonazisti. L’unica cosa che accomuna il FN, l’Ukip, il M5S e gli altri movimenti euroscettici è la chiusura totale, perché elettoralmente contro-producente, ai quattro partiti che si rifanno espressamente a teorie naziste e cioè gli ungheresi di Jobbik (Movimento per l’Ungheria migliore), i bulgari di Ataka, i greci di Alba Dorata e il partito neonazista tedesco, con il suo unico deputato Ugo Voigt.
Antieuropeisti rossi. Fra gli antieuropeisti vestiti di rosso, assistiamo al trionfo del partito populista marxista Siryza di Alexis Tsipras in Grecia e alla buona affermazione della formazione anti-sistema spagnola “Podemos” (emanazione politica del movimento di protesta “Ocupamos”) che conquista cinque seggi. A questi due movimenti vanno aggiunti naturalmente i tre deputati de L’altra Europa con Tsipras, la lista elettorale di sinistra costituitasi in Italia in occasione delle elezioni ma, secondo la maggioranza degli osservatori, nata già priva di un qualsiasi futuro politico. Un fronte di sinistra variegato che avrà non poche difficoltà a creare un gruppo.
Troppe divisioni. Si è aperta, quindi, la lotta fra i partiti per affermarsi come unico paladino del fronte euroscettico e un fronte così litigioso e variegato non può che tranquillizzare i partiti tradizionali nonostante la perdita di voti e di seggi. Ma basare i pilastri dell’Europa solo sull’inettitudine degli avversari è una strategia di molto breve respiro.