AG.RF.(MP).23.05.2016
“riverflash” – Hanno 30 anni e oltre e vivono in casa con i genitori. E’ questo l’identikit dei giovani di oggi che, secondo l’istituto di statistica, non si possono permettere di andare a vivere da soli. Si tratta del 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle ragazze (dati del 2015), percentuali in decisa crescita rispetto a venti anni prima (rispettivamente 62,8% e 39,8%). E nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni vivevano ancora a casa con i genitori: il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. Ma a cosa è dovuta questa prolungata permanenza in casa dei genitori?Secondo l’Istat, la responsabilità di tutto ciò, va cercata in una serie di fattori, tra cui l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà, gli ostacoli a trovare un’abitazione. Ma non è tutto perché anche i matrimoni sono in forte declino: i giovani di oggi, stanno ritardando questo momento che viene preso in considerazione in età “più matura”, tanto che l’età media del “sì”, viene indicata nel 34,3% per gli uomini e nel 31,3% per le donne. Particolarmente indicativo, è il caso delle donne che a 30 anni non hanno ancora lasciato la famiglia di origine, oltre 2,7 milioni, rappresentano più dei due terzi delle trentenni, cresciute di 48 mila unità fra il 2008 e il 2014. Nel contempo sono diminuite di circa 41 mila unità le spose alle prime nozze tra 18 e 30 anni.La logica conseguenza del minor numero di matrimoni, è che si fanno sempre meno figli: si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni Venti (cioè subito dopo la Grande Guerra), ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra (anni 1945-49), fino a raggiungere il livello stimato di 1,5 figli per le donne della generazione del 1970 e alla media di 1,35 i figli per donna nel 2015. La recente diminuzione della fecondità è in gran parte da attribuire al rinvio delle nascite. Tuttavia, sul fronte economico, emergono timidi segnali di ripresa che fanno pensare come i dati raccolti nel 2015, possano cambiare in positivo per l’anno in corso.
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