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“GET UP!” L’ALBUM CHE HA UNITO UNA “STRANA COPPIA”

(riverflash) – Abbiamo ascoltato il loro nuovo disco e ne siamo rimasti entusiasti! Si erano già conosciuti nel 1997, quando registrarono “Burnin’ Hell” Benjamin Chase, “Ben”, Harper (Claremont28 ottobre 1969e Charlie Musselwite   (Kosciusko31 gennaio 1944), insieme ad un certo John Lee Hooker, amico di Musselwite. Il quale John Lee Hooker rimase impressionato dalla scintilla fra i due, e li incoraggiò a continuare a collaborare. E qui è evidente fin dall’inizio, nel modo con il quale l’armonica di Musselwhite danza con la voce di Harper nella prima traccia, Don’t Look Twice o nell’acustica You Found Another Lover (I Lost Another Friend, o con il quale Harper ricorre al suo timbro più grave per sovrapporsi al soffio quasi sporco di Charlie in I’m In I’m Out and I’m Gone, perfetta per uno scenario di danze folli in un juke joint.

Non è certamente una “sratana coppia” anzi prendiamo Ben Harper, onnivoro estimatore e (ri)produttore di influenze musicali con una passione smodata per sonorità e strumenti vintage. E prendiamo Charlie Musselwhite, leggenda dell’armonica e indefesso “viaggiatore” blues. Combiniamo insieme i loro talenti, imprimiamoli su un disco, pubblicato da una leggendaria etichetta come la Stax, e avremo la classica unione “benedetta dal cielo”. Get Up!è infatti l’accorata esplorazione di un amore comune che celebra le radici della musica afroamericana e non solo, l’incontro tra due anime artisticamente complementari. Per quanto un orecchio attento sa che si tratta in tutto e per tutto di un disco di Harper, Musselwhite non si limita al ruolo di ospite d’onore né fa da tappezzeria. È presente in ogni singola progressione, imbastisce riff dal tocco inconfondibile, illumina di accenti diversi ogni call and response, regalando spessore, calore, potenza liberatoria.

Ascoltare questo disco riconcilia con la “Musica” con la “M”, una delle cose emozionanti di Get Up! sta nel poter ascoltare Harper che si scatena su dei blues aggressivi, il che ci offre un aspetto nuovo di un cantante-chitarrista potente il cui lavoro è eccessivamente sussurrato. Questo è il tipo di musica che piace di più a Musselwhite: cresciuto nel Mississippi e a Memphis, salì a Chicago per lavorare in fabbrica, un destino comune a un’intera generazione, per ritrovarsi a diventare adulto suonando blues elettrico nei locali bazzicati da Muddy Waters e Howlin’ Wolf, con i suoni del suo strumento – quasi una voce – che ricordano Sonny Boy Williamson, mentre omaggiano Little Walter quando sono rozzamente amplificati. Quegli anni di gavetta si possono ascoltare in “Blood Side Out”, che strizza l’occhio a Jmmy Hendrix, fatta di chitarre taglienti e armonica bollente, tra l’altro con testi fra i più aggressivi mai scritti da Harper. Stesso discorso per la bellissima “I Don’t Believe A Word You Say”, la risposta di un amante tradito che funziona bene anche come messaggio in segreteria per tanti.

Harper è uno che fonde gli stili, quindi qui c’è molto di più che la sola tradizione. La canzone che dà il titolo all’album si basa su una spettacolare linea di basso, ma come in un jam al rallentatore. Un altro blues per lo spazio siderale, a gravità zero, I Ride at Dawn, sfrutta le potenzialità glaciali della slide Weissenborn di Harper. Il momento più alto del disco “We Can’t End This Way” è una sorta di valzer gospel guidato da un battito di mani, ed è un invito alla solidarietà tra chi ha molto e chi non ha nulla, semplicemente fantastica!

Con Musselwhite, Harper ha trovato un compagno di strada: “un virtuoso che non se la tira, in grado di superare la tradizione ma senza perdersi”, come lui stesso ha riportato . Insieme hanno messo delle tracce che insieme suonano senza tempo e sono perfette per questi anni. “It’s been a long, hard day, and a long, hard night/Been a hard year/It’s been a hard life” ( “una giornata difficile, un anno difficile, una vita difficile, siamo insieme e per adesso è tutto ciò che conta”). Harper canta nella conclusiva “All That Matters Now” trasportano direttamente nell’aria umida del delta del Mississippi...ricordandoci che ogni grande disco di blues arriva sempre al momento giusto!

Harper Cominciò a suonare la chitarra da ragazzo, nel retro del “Folk Music Center and Museum”, il negozio di strumenti musicali dei suoi nonni materni, specializzandosi nell’uso della “lap steel guitar“, una chitarra speciale da suonare con l’apposito “slide, imitando lo stile di Robert Johnson. La sua chitarra è un pezzo molto raro e risale addirittura al 1920!

Musselwite, specializzato in molti generi del “Blues” (Harmonica Blues, Electric Harmonica Blues, Electric Chicago Blues, Modern Electric Blues), è stato componente di uno tra i primi gruppi di bianchi che portavano sul palco come strumento principale l’armonica a bocca. Big Joe Williams disse di lui: ” Charlie Musselwite è uno dei più bravi e dei più grandi armonicisti del Coutry Blues, è da considerare alla pari di Sonny Boy Williamson, che fù il mio armoniciasta, da quando Sonny Boy fù assassinato”. Vi auguriamo un buon ascolto!

lobo – (AG-RF) – 18.04.2013

 

 

 

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