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GABRIELE MUCCINO: “I DOPPIATORI NON RECITANO, DOPPIANO”. E SCATTA LA POLEMICA

The 4th International Rome Film Festival: Official Awards Ceremonydi Daniele Campanari (AG.RF 13.07.2014) ore 15.35

(riverflash) – Gabriele Muccino contro tutti. O Tutti contro Muccino. Da quale parte lo si voglia guardare, poteva essere il titolo individualistico del prossimo film del regista. Invece è – soltanto – l’ennesima polemica. Tra chi? Muccino, appunto, e il mondo dei doppiatori. Il doppiaggio italiano, quello tradotto in specie umana che – vai a capire perché – viene evidenziata come portatrice poco sana di malattia cinematografica. Anche se quest’arte, per l’Italia e fuori dai confini, viene apprezzata come tecnicamente la migliore. Una delle poche cose ben riuscite del nostro Paese.

Insomma, la polemica. Che parte dalla voce robotica di Micaela Ramazzotti, e la femminilità acrobatica di Scarlett Johannson, nel film Her. Un film tanto discusso – anche e soprattutto per il doppiaggio – quanto amato. Terreno di gioco è il social network più famoso del pianeta Terra, Facebook, famoso e amato-odiato ma pur sempre ricordato come d’erba fresca quando si tratta di aizzare gli animi del popolo della rete: “Pensavo fosse finita la diatriba innescata involontariamente e in modo naive da me stesso quando scrissi che la voce di Scarlett Johannson nel film Her (“Lei” per gli italiani – come se nel nostro paese non fossimo ancora in grado di tradurre nemmeno i titoli dei film o semplicemente pronunciarli), non poteva essere doppiata perché avrebbe perso tutto. Non sapevo nemmeno l’avesse doppiata Michaela Ramazzotti e sinceramente proiettavo la difficoltà di doppiare quella voce senza neanche averlo visto doppiato ma solo in lingua originale. Per altro Michaela è bravissima ma non è una doppiatrice e i doppiatori non recitano, doppiano.”

“… i doppiatori non recitano, doppiano”. Dice Muccino. Stai a vedere, dunque, che le voci non vociano e che i pesci non nuotano. Che in parte è vero – “i doppiatori doppiano” -. In parte. Perché dall’altra parte c’è una santa verità che dice che gli attori sono prima attori. Poi, eventualmente, diventano doppiatori.

“Simulano la recitazione sterilizzandola e trasformandola in asettica, spesso priva di accenti e non di rado di emozioni. I doppiatori in una scena di pianto non versano lacrime, in una cena di lite non si accapigliano come sul set di un film. Tutto viene simulato davanti ad un leggio. E’ tecnica pura. Un lavoro peraltro complicatissimo. Ma la perdita di emotività e verità, rispetto all’originale, è enorme e scontata. Ma i doppiatori, non nascondendo affatto la loro lobby, hanno proprio deciso di scendere in battaglia contro di me. Sono dunque io il loro nemico, ora. Non il tempo anacronistico in cui vivono. E non sono nemmeno le frustrazioni che si sono portati dietro per decenni nell’essere la voce delle star piuttosto che le STAR in persona”, prosegue il regista. Con un attacco frontale senza protezioni.

L’attacco, poi, vira sulle onde dell’attore – e doppiatore – Pino Insegno. Un attacco che presto arriva come una pugnalata allo stomaco – a detta panciuto – del regista: “Oggi qualcuno mi ha postato un link su FB in cui il solito Insegno, mai stato considerato in vita mia fino a quando ha voluto intraprendere con altri doppiatori questa rancorosa battaglia contro di me, parte in quarta insultando i miei film, tutti tranne il primo, Ecco fatto, (il più modesto, guarda caso) e mi attribuisce frasi MAI pronunciate riferendo che fossi stato insoddisfatto del doppiaggio della Ricerca della felicità. Questa, Insegno, è una vera menzogna. Non mentire con me. Le tue gambe non ti hanno portato lontano dal perimetro intorno al leggio. Meglio l’onestà, nella vita. O almeno informati a dovere prima di parlare.
Poi, tronfio e pieno di sé, attacca addirittura la mia stazza (letteralmente dice, “sara’ incazzato perché ha preso 130 chili). A me dei due, il più incazzato, sembra francamente lui. E, nota culturale, solo in un paese cresciuto con l’estetismo Berlusconiano si può pensare di insultare un regista dicendogli che è grasso”.

Estetismo Berlusconiano a parte – roba da università della sociologia – a rispondere a Muccino in tempi più che rapidi come si conviene nel tempo del Web 2.0 ci ha pensato il noto attore – e doppiatore – Giorgio Lopez, che non lascia dubbi sulla confermata ironia che lo distingue: “dati i molti impegni di lavoro e “spirituali” non sarò davanti a una macchina da presa sotto la tua regia a cui risponderò con un “presente!” sfoggiando una magistrale interpretazione. Purché i tuoi tecnici audio siano molto bravi. Non preoccuparti dell’inglese. Lo conosco. Esattamente come il francese, il tedesco, lo spagnolo e se ti fa piacere anche il giapponese e il cinese, date le mie frequentazioni amicali assidue con meravigliose donne esotiche”.

È certo che la discussione internettiana non finisca qui. Così come la lotta a colpi di macchine da presa e microfoni. Ma è bene così. Purché se ne doppi.

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