AG.RF.(redazione).08.02.2022
“riverflash” – “Condividiamo le sollecitazioni del professor Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, che auspica la possibilità di trattare i pazienti nel proprio domicilio con in farmaci innovativi. Una luce nel buio,” ha dichiarato il segretario provinciale della Federazione Italiana Medici Famiglia di Roma Pier Luigi Bartoletti “ in un Paese come il nostro che da due anni a parole promuove una rete territoriale più forte, ma nei fatti continua ad essere brutalmente Ospedalocentrico. Intanto negli Stati Uniti si pubblicano lavori scientifici sulla effettiva utilità delle terapie specifiche alternative all’Ospedale, in Italia persino le compresse sono dispensate dalle strutture Ospedaliere. Motivo? Mentre negli Stati Uniti il costo della struttura Ospedaliera, pagato dall’utente, è evidente e quindi il risparmio, enorme, rispetto al costo della cura domiciliare, circa 500 euro, in Italia, tutto finisce nel calderone, e quindi ai costi della terapia si aggiungono quelli dell’impegno della struttura. Altro presunto motivo è legato alla gestione dei casi eligibili, ma anche in questo caso si usano software che già indicano l’eligibiltà o meno del paziente. Qualcuno dice, ma non sono maneggevoli” continua il segretario “ perche’ hanno molte interazioni, ma chi meglio del medico di famiglia conosce il proprio paziente?: E allora, come dice il Prof. Vaia, voce nel deserto, perché non affidare proprio ai medici di famiglia la prescrizione di questi farmaci rendendoli dispensabili in farmacia? Perché, dico io, si continuano ad affrontare nuovi problemi con vecchi schemi,” conclude Bartoletti “ con pregiudizi, con pervicace volontà di mantenere le cose come sono. Stiamo parlando di farmaci orali i cui costi, ipotizzando anche 10.000 casi, un’esagerazione, rappresenterebbero una spesa di 5 milioni di euro. Una piccola cosa a confronto con i costi legati alle strutture messe in piedi per la prescrizione di questi farmaci ed ai costi legati al non uti lizzo di altri farmaci in questi casi, oltre alla diminuzione delle ospedalizzazioni e alla diminuzione dell’incidenza del Long Covid,. Questo modo di ragionare è un problema culturale che neanche la pandemia ha scalfito. Passata l’emergenza, si continuera’ come prima.”
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