AG.RF.(redazione).21.11.2017
“riverflash” – Era nell’aria: il presidente Carlo Tavecchio, dopo la disfatta della nazionale a seguito delle qualifiche per i mondiali, si è dimesso. E così il Consiglio Federale, in programma per la giornata di ieri, è durato pochissimo e quasi subito è stato dato l’annuncio: il presidente non aveva più i numeri e non ha potuto fare altro che dimettersi. Ma non è stata una decisione libera, perché, come da lui stesso annunciato, “ci sono state pressioni enormi sulla mia Lega” ed ha parlato anche di “sciacallaggio politico”: ce l’ha soprattutto Giovanni Malagò (presidente del Coni) e con Cosimo Sibilia (presidente lega dilettanti), che ovviamente rigettano le critiche al mittente, affermando di non sapere “ di cosa stia parlando”. Ora egli resterà in carica fino all’11 dicembre, mentre in federcalcio, c’è aria di commissariamento. “Ma quale commissario – ha tuonato Tavecchio – questo è un fatto molto grave, ci sono le garanzie di legge, gli statuti e comunque, io mi sono dimesso, il consiglio federale no” ed è spuntata anche l’ipotesi che l’ex presidente possa ricorrere al Tar del Lazio contro Malagò. D’altronde lo stesso Malagò non aveva alternative, se non quella del commissariamento, non poteva andare in rotta di collisione col ministro Luca Lotti, rischiando una crisi istituzionale ancora più ampia, commissariamento che verrà deciso mercoledì pomeriggio: Malagò ha assicurato di non essere “disponibile” ma se la Giunta, a lui fedelissima glielo chiedesse, forse potrebbe anche assumere l’incarico di commissario straordinario. In ogni caso il commissariamento non avrà tempi brevi, visto che occorre fare quelle riforme del calcio che, negli ultimi anni, nessuno è stato in grado di fare. Per questo forse, ci proverà Malagò, uomo competente e capace, che ha fatto del calcio, il suo mondo. Di sicuro la Lega di A non potrà scegliere (il 27 novembre) il suo presidente e il suo amministratore delegato contro il parere di Malagò. Sono stati fatti molti nomi, ma al momento, non c’è nulla di certo. E chissà tra quanto tempo si penserà al nuovo presidente della Fgic. Su una cosa però, sono tutti d’accordo: il calcio va affidato a chi lo conosce bene.
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