16 Giu 2016
Facciamo il punto sulla terza fase della tempesta perfetta
Di Marco Sarli AG.RF 14.06.2016 (ore 12:30)
(riverflash) – Quando ho ripreso a tenere il diario di bordo della flottiglia finanziaria nella terza e più complessa fase della tempesta perfetta ho individuato l’esistenza di tre bolle speculative quasi tutte semi sgonfie o completamente scoppiate: il petrolio, le banche, in particolare quelle europee e, nell’ambito di queste, di quelle italiane e il settore immobiliare. Su queste bolle impattava e sta continuando a farlo l’operato delle banche centrali che venivano, eccezion fatta della Federal Reserve, nella politica dei tassi a zero o sottozero, così come continuavano nella politica di inondare il mercato di liquidità, anche se in presenza di una difficoltà di trasmissione della politica monetaria dal settore finanziario alle famiglie e alle imprese.
Iniziamo dal prezzo del petrolio che, dopo aver toccato un minimo a 26 dollari al barile per il WTI, ha iniziato una lenta e poco comprensibile ripresa, sino a toccare un quasi raddoppio proprio in questi giorni senza che il problema principale che aveva spinto al tracollo fosse stato minimamente scalfito e che risiedeva in quella distanza di 1-2 milioni di barili al giorno tra la domanda e l’offerta, essendo anche falliti i tentativi in sede OPEC di ridurre o almeno congelare i livelli di produzioni, proposte che sono ripetutamente naufragate a causa dell’opposizione dell’Iran che ha ripetuto fino alla nausea che prima doveva recuperare i livelli di produzione precedenti alle sanzioni.
Per quanto riguarda le banche europee, chi pensava che fossero stati ormai toccati i minimi è stato smentiti dai fatti e restiamo con il cerino acceso per quanto riguarda le banche globali con sede in Germania e in Francia, anche se i veri dolori vengono dal sistema creditizio italiano che, rispetto al maggio dello scorso anno, ha visto pressoché dimezzata la capitalizzazione di borsa, con punte superiori per Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, e mentre il neonato Fondo Atlante si è letteralmente impantanato in quel buco nero che è il credito nella regione Veneto, esaurendo, come ho scritto ieri, o quasi le sue risorse negli aumenti di capitale di sole due banche con sede in quella disastrata regione!
Qualche raggio di luce viene invece dal settore immobiliare sia in Europa che in Italia, risveglio testimoniato nel nostro Paese dall’impennata delle compravendite e dal raddoppio dei mutui, anche se ancora non si vedono segnali di risalita dei prezzi che, secondo molti osservatori, stanno solo riducendo la flessione.
Chi ha letto le puntate precedenti si stupirà dell’assenza della Cina ancora alle prese con il problema dei crediti deteriorati e della persistente e massiccia fuga di capitali, ma il fatto è che oramai le statistiche ufficiali di quella grande nazione sono inattendibili anche se non riescono del tutto a mascherare l’ulteriore peggioramento della situazione.
Fonte: http://diariodellacrisi.blogspot.it