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EPATITE C: GLI SPECIALISTI ALLE ISTITUZIONI: “L’ELIMINAZIONE VIRUS POSSIBILE SOLO CON AIUTO POLITICA”

AG.RF.(redazione).12.10.2019

“Per un programma di eliminazione nazionale occorre il supporto istituzionale, regolamentativo ed economico, per poter eseguire uno screening su tutta la popolazione generale”  spiega Alessia Ciancio, Gastroenterologo Professore Associato Università di Torino e Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza

“riverflash” – Si è concluso ieri a Torino il progetto “HCV: Be Fast, Be Different”, promosso da Abbvie, all’Hotel DoubleTree by Hilton Turin. L’iniziativa segue i meeting tenutisi in precedenza in primavera a Matera e Roma e in Settembre a Milano. Quattro iniziative di alto valore scientifico rivolte agli specialisti infettivologi, epatologi e internisti, per coordinare l’attività e individuare i pazienti che non sanno o non si sono ancora sottoposti alla terapia gratuita per eliminare il virus HCV, una terapia della durata di poche settimane, per bocca, non tossica senza effetti collaterali per eliminare definitivamente la minaccia del virus dell’Epatite C e tornare a vivere.

“Il personale scientifico è pronto – aggiunge la Prof.ssa Ciancio – ma mancano le istituzioni, sia a livello regionale che nazionale. Ciò che i medici possono fare purtroppo è soltanto una microeradicazione, perché possono intervenire e inserirsi soltanto in ambienti che ben conoscono. Ma per un programma di eradicazione nazionale occorre il supporto istituzionale, regolamentativo ed economico, per poter eseguire uno screening su tutta la popolazione generale. L’esperienza fatta in altri Paesi, infatti, confermerebbe che questa, e solo questa, è la via giusta per la tanto attesa eradicazione”.

I FARMACI DISPONIBILI RISOLUTORI IN POCHE SETTIMANE – Delle due associazioni pangenotipiche a disposizione, quella basata su glecaprevir e pibrentasvir ha un vantaggio innegabile costituito dall’essere il trattamento più breve a disposizione. “Questo vantaggio – spiega il Prof. Stefano Bonora, Professore associato presso Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università degli Studi di Torino – si traduce in un gestione clinica semplificata sia per il medico che per il paziente, con ricadute ovvie non solo nella gestione di pazienti “difficili”, quali tossicodipendenti, carcerati, homeless e pazienti psichiatrici, ma anche per il “paziente tipo”, rappresentato per lo più da una persona anziana, che assume già diversi farmaci per varie comorbidità”.

Sono 193.815, secondo gli ultimi dati dell’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco, (aggiornati al 7 ottobre), i trattamenti finora avviati, solo pazienti eleggibili, con almeno una scheda di Dispensazione farmaco. Numeri importanti, ma non ancora sufficienti: risultano infatti ancora da trattare, tra quelli con virus conclamato, fra 60mila e i 120mila pazienti stimati. Si stima, inoltre, che siano ancora oltre 200mila le persone stimate con virus ignare della propria condizione.

“Potremmo essere arrivati a metà del lavoro – spiega Alessia Ciancio, Gastroenterologo Professore Associato Università di Torino e Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza – ma si stima ci siano almeno altri 200mila infetti ignari della propria condizione. Tra questi, però, ci potrebbero essere anche persone che sono risultate positive agli anticorpi, quindi già guarite o trattate. Inoltre, probabilmente, a questi pazienti vanno aggiunti quelli che non presentano fattori di rischio o per cui l’HCV non è mai stata diagnosticata. I principali indagati restano i cosiddetti pazienti “difficili” le cosiddette Key population : si tratta di soggetti tossicodipendenti, o detenuti, o che si sono sottoposti in passato a procedure particolari. Il vero problema è la popolazione generale”.

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