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ELEZIONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: AL QUARTO SCRUTINIO ROMANO PRODI IMPALLINATO DAI FRANCHI TIRATORI

(riverflash) –  Quarta fumata nera agli scrutini per eleggere il Presidente della Repubblica e nuova dimostrazione di un PD in frantumi, che oggi ha bruciato la candidatura di un altro dei suoi “grandi vecchi”. Ieri è toccato a Franco Marini, a cui non è bastato l’appoggio di Berlusconi, del PdL e della Lega Nord per avere i 2/3 del Parlamento. Oggi, con l’asticella abbassata alla semplice maggioranza, ha fallito clamorosamente Romano Prodi, l’uomo che ha portato l’Italia nell’euro. Impallinato clamorosamente il professore di Bologna, che era in Mali, non in Italia. Nella sua caduta Prodi si è portato dietro Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea del PD. Forse è una combinazione, ma un questa fase calante della «Palombella Rossa» sono finiti fuori dai giochi 3 politici di estrazione cattolica, democristiani di sinistra, e non gli ex-comunisti come D’Alema e Fassino.

L’esito del quarto scrutinio è impietoso per Romano Prodi, a cui sono mancati 109 voti per raggiungere il quorum.  Queste le scelte dei Grandi Elettori:

Romano Prodi 395 voti

Stefano Rodotà 213 voti

Anna Maria Cancellieri 78 voti

Massimo D’Alema 13 voti

 

Non erano presenti in aula il Popolo della Libertà, Fratelli d’Italia e la Lega Nord.

I risultati dello scrutinio sono stati dichiarati da Laura Boldrini, presidente della Camera.

Appreso dell’esito sfavorevole della votazione, Romano Prodi ha ritirato la sua candidatura con il seguente comunicato: “Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto”.

Si cercano i franchi tiratori perché SEL ha confermato di aver votato «R.Prodi» e certamente c’è un gruppo di dissidenti nel PD.

Un partito spaccato, anche se alle politiche aveva avuto più suffragi degli altri. Prima delle votazioni per il Presidente della Repubblica Rosy Bindi aveva consegnato la lettera di dimissioni a Bersani e oggi le ha rese pubbliche: “Il 10 aprile ho consegnato a Pierluigi Bersani una lettera di dimissioni da presidente dell’Assemblea nazionale del Pd. Avevo lasciato a lui la valutazione sui tempi e i modi in cui rendere pubblica una decisione maturata da tempo. Ma non intendo attendere oltre. Non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi né consultata sulla gestione della fase post elettorale e non intendo perciò portare la responsabilità della cattiva prova offerta dal Pd in questi giorni, in un momento decisivo per la vita delle Istituzioni e del Paese”.

 

AG.RF  19.04.2013

 

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