6 Ott 2014
DOVEVAMO ANDARE FINO IN SPAGNA PER SCOPRIRE IL MARE INTERIORE DENTRO DI NOI
di Francesco Angellotti (AG.RF 06.10.2014) ore 20:33
(riverflash) – Un argomento che mi sembra molto banale, perché puerile e scontato, è quello dell’Eutanasia. Credo di poter affermare, infatti, che è sadico e crudele il negare, a chi si trova in situazioni drammatiche ed irrimediabili, di cessare i propri crucci e concludere pacatamente la vita, che non riserverebbe altro che sofferenza e angoscia.
Invece il tema è attualissimo, in quanto tanta gente, e qualche istituzione, pensano che la Vita sia un dato intoccabile e che non può essere alterato, ormai compiuto. Casomai sono le stesse persone che vanno a far la guerra, che condannano a morte colpevoli di misfatti, che bruciano sul rogo studiosi troppo intriganti ed anticonformisti… mica è uguale per tutti!
L’argomento è così controverso che, in una città volta allo studio ed alla conoscenza pur non varcando i confini dei quartieri come Terni, l’associazione Civiltà Laica ha invitato spettatori presso il circolo Culturale CAOS a considerare su un film, Mar Adentro, che prendeva a tema l’argomento-
Critiche alla ripresa cinematografica se ne potevano fare quante se ne voleva; prima di tutto perchè era un film su chi si pone come aspirazione l’arrivo della Morte, eseguito da chi intende esprimersi tra i Vivi.
Sarebbe difficile il contrario, quindi è una critica vana, ma ciò comporta che troppo frequentemente la situazione è vista da un’ottica distorta. Le azioni e reazioni, l’intendimento ed i pensieri, il modo di ricezione e d’espressione, le sensazioni e gli effetti… tutto logico e razionale, come tra noi sulla Terra. Mentre invece la dimensione è completamente un’altra, senz’altro più spirituale e comunque esistenziale.
Ci dobbiamo, comunque, stupire che una questione così umana sia messa in discussione proprio da chi afferma esageratamente il rapporto tra l’Uomo ed il Divino. Paradossale viene espressa l’affermazione che l’Uomo non è padrone della sua vita la quale, anche se termina nelle funzioni e nelle azioni, fino a che conserva un’attività nel ciclo, è condannato a tormenti e sofferenza, coinvolgendo anche chi con pietà si porge a sussistenza: questo è il cruccio quando non si è più in grado di scegliere per una parabola sulla Terra completamente dinamica, con un senso compiuto, esercitando quel che il corpo e lo spirito danno possibilità d’eseguire, terminando la parabola vitale quando ha perso ogni dialettica ed è solo sofferenza amorfa.
Mi sembra incredibile, non si può supporre che la condanna umana, oltre a tutto il resto che viene accettato e subito meschinamente, possa comprendere anche sofferenza dovuta ad uno stato d’impotenza che organizza per proseguire la vita solo in modo accessorio, assistito e curato da altri che esprimono pietà.
Considerando l’argomento, secondo la mia linea di principio, l’Eutanasia dovrebbe essere un fattore normale per chi la desidera non solo per mali e carenze fisiche, che impediscono pensieri o movimenti; ma anche quando una Mente decide di aver compiuto nel Mondo la propria parabola di scambio e vuole lasciare la propria testimonianza a chi se la sente di continuare l’Esistenza nel gregge umano. Chi constata che la propria vita, resa assurda ed inconsistente date le strutture e le condizioni contrastanti, non ha più funzioni sulla Terra; potrebbe, quindi, benissimo lasciare testimonianza con la propria morte; esprimerebbe dramma, contraddizioni, dedizione, disprezzo, amore, spiritualità… tante cose, a secondo di come sono state condotte le azioni fino al punto di cessarle: la coerenza assunta ed il messaggio che si può trarre. Quante persone sono osannate e deificate per il loro “gesto sublime” d’aver concesso la Vita per un fine superiore. Ed ognuno ha il proprio fine, teoricamente anche distruttivo: come i kamikaze che adesso si buttano con l’aereo sulle navi militari americane per ascendere al cielo, accolti tra le braccia di Allah. Certo, la religione ne ha oscurate di menti nel corso dei secoli; vediamo ancora adesso questi ed altri esempi lampanti ed impressionanti.
In questi casi sarebbe il caso, non tanto di fornire l’aereo ai kamikaze per andarsi a buttare sulle navi senza sapere chi e quante vittime provocheranno; sembrerebbe più opportuno che la Terra fosse guidata da principi più umani e si smantellasse quel che le Religioni vorrebbero far passare come elevazione spirituale.
Ma ciò non toglie che l’esistenza di un individuo non può essere considerata un obbligo di cui si è vittima, ma è bello ed importante donare attraverso la propria parabola vitale un messaggio realista e compiuto: messaggio d’amore o di ammonimento, comunque essenziale, che trasmetta un senso adeguato, che è lo scopo effettivo per ogni vita.
Dato che siamo in questa situazione, dato che non si attribuisce un valore alla vita che basta vivere e non importa come, allora nella la maggior parte dei casi la vita, una volta terminate, sfuma e non ha più seguito. Ma chi ha dato un senso a se stesso, chi ha lasciato un messaggio, non morirà; non tanto per archetipi religiosi e fantasie astruse, ma per il fatto che avrà lasciato qualcosa d’essenziale sulla Terra, che si svilupperà e la sua presenza avrà avuto un significato. Allora questa persona ha contato veramente e la sua Essenza effettivamente sarà Immortale, perchè continuerà nello sviluppo etico.
Mi piacerebbe parlare su questo argomento ancora con il dott. Codispoti, luminare psicologo che ben mi conosce e saprebbe come rendere il discorso che ho appena svolto in maniera illuminata. Ma è tanto che non riesco più a trovarlo, la cosa mi dispiace molto perchè è uno studioso che conosce e sa aiutare la psiche quando si trova dispersa o semplicemente quando è il caso di farle trovare equilibrio.
Anche per il dottor Codispoti è ormai il caso di lasciar perdere tante menti squilibrate per edificarsi nella situazione che è riuscito a erigere intorno a se. Può star tranquillo che eventi come quello che ci ha indotto a frequentarci sono lontani dal ripresentarsi.