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“Disaffezione politica” Oltre 38 giovani su 100 infatti non si recheranno alle urne. Righini (MIR). “I giovani non hanno fiducia verso la politica? Ecco la mia ricetta per invertire la tendenza”.

Dati “sconcertanti” quelli della ricerca curata da un gruppo di docenti dell’università Cattolica nell’ambito del «Rapporto G iovani» promosso dall’Istituto Toniolo e realizzato da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo.  Oltre 38 giovani su 100 infatti non si recheranno alle urne.

 

 

“La sfiducia giovanile verso la politica è un dato di fatto inconfutabile” evidenzia Diego Righini (MIR): ma non mi arrendo e sono impegnato in una scommessa con i miei coetanei tra i 25 e i 35 anni. Vogliamo costruire la politica delle opportunità attraverso credito alle idee, meno tasse e meno burocrazia. Non accettiamo più l’elemosina “del sistema” che determina una scala sociale per ogni giovane impedendogli di emergere. Ogni ragazzo ha idee e valori, spetta allo Stato garantirgli la libertà economica e giuridica per realizzarla. Basta con i soprusi generazionali di chi vive dopo i 50 anni alle spese delle future generazioni. Chi vuole guadagnare con il lavoro, dopo i 50 anni, deve impegnare il tempo e le competenze senza gli aiuti di Stato, che invece spettano alle generazioni giovani.

La forza di un Paese ed il suo futuro dipende dalla qualità professionale ed etica dei suoi giovani. In questo il MIR sta investendo con la banca delle idee a pieno credito bancario, brevettazione di Stato e zero burocrazia.
La  ricerca raccoglie informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le
aspettative, sui progetti di vita dei giovani e sulla loro realizzazione.
L’obiettivo dell’indagine, spiegano i ricercatori, è di fornire le basi per
comprendere i cambiamenti in corso e il loro impatto sulla vita delle persone.
I dati sono stati ottenuti attraverso un ampio campione rappresentativo su
scala italiana, di 9 mila ragazzi tra i 18 e i 29 anni.

Il 30 per cento degli intervistati si colloca nel centrosinistra, il 17 per
cento nel centrodestra, 14,5 per cento si posiziona al centro. Su tutti però ha
la meglio chi non vuole collocarsi da nessuna parte, rifiutando la logica
destra/sinistra: pari al 38,5 per cento. «Questo è anche il bacino maggiore del
non voto».
A collocarsi nel centrosinistra sono di più le ragazze, ma anche chi vive nel
centro Italia e chi proviene da una famiglia con status sociale medio-alto.
Viceversa a posizionarsi nel centrodestra sono, in senso relativo, i maschi,
chi vive nel Nord e con origini sociali più umili.

Il 21 per cento pensa di non votare o votare scheda bianca (si sale al 23 per
cento tra le femmine; al 25 per cento tra chi è di status sociale basso). Il 24
per cento pensa, invece, che andrà a votare ma non è ancora sicuro sul partito
che indicherà. Gli indecisi sembrano essere in forte riduzione man mano che il
voto si avvicina. Il 55 per cento dimostra di avere le idee chiare su chi
votare, comprendendo anche coloro (14 per cento) che considerano il partito
scelto solo per essere «il meno peggio».

La formazione delle idee politiche avviene per la maggioranza relativa (30 per
cento) all’interno della famiglia (si sale al 38 per cento per le femmine). Man
mano che sale l’età dei giovani elettori le scelte sono meno legate agli
orientamenti della famiglia (dal 34 per cento nella fascia di età 18-21, si
scende al 26 per cento tra i 22-25 anni, e a 21 per cento nella fascia 26-29
anni).

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