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Diego Righini (MIR): “Noi siamo la nuova generazione del centrodestra, quel gruppo di uomini e donne del sapere, decise a subentrare ad una classe dirigente che ha deluso tutti gli italiani”.

Ha 36 anni, sposato e padre di una bambina. Laureato in Economia e Commercio indirizzo Economia Politica presso l’università degli studi Sapienza di Roma. Impegnato 18 anni nello scoutismo ricevendo la “Nomina a Capo” dalla Federazione mondiale. Ha ricoperto ruoli educativi nella formazione di bambini e giovani nelle Parrocchie di Roma. Oggi è membro del direttivo di alcune Associazioni impegnate nel mondo dell’università, del lavoro, delle pari opportunità e della ricerca scientifica.

 

Ha svolto incarichi pubblici nella Commissione Oratori della Regione Lazio e nella Commissione Federalismo Fiscale e Roma Capitale.

 

Ha lavorato come docente per corsi di formazione professionale per la Caritas Diocesana di Roma e per l’Associazione di categoria degli esercenti (bar, ristoranti, pasticcerie, ecc.) e delle strutture turistiche.

 

Attualmente ricopro il ruolo di manager per due società s.p.a private nei settori delle costruzioni ferroviarie e delle energie rinnovabili.

 

Lo incontriamo nel pieno della campagna elettorale. Diego Righini è inarrestabile verso l’ascesa alla Camera dei Deputati.

 

 

Mir, Moderati in rivoluzione come vi inserite nel contesto politico?

 

Noi siamo la nuova generazione del centrodestra, quel gruppo di uomini e donne del sapere, decise a subentrare ad una classe dirigente che ha deluso tutti gli italiani. Stiamo costruendo il Partito dei Moderati in Italia.

 

Quali i punti fondamentali del programma?

 

Dimezzamento del debito pubblico, accessibilità al credito bancario, eliminazione logica burocratica dei permessi ed autorizzazioni, semplificazione per brevettare delle idee degli studenti per farle comprare dalle imprese e dimezzamento della pressione fiscale. Inoltre taglieremo i CDA pubblici e tutti i doppi stipendi dei politici e degli alti burocrati di Stato.

 

Cosa pensa della vicenda Fini-Berlusconi?

 

Un matrimonio finito male perché non sono arrivati i frutti politici del rapporto. Vale per i matrimoni veri come per quelli politici o di affari. I risultanti saldano i rapporti tra persone, quando le cose vanno male ci si scarica le colpe a vicenda. Quanto a Fini: “ogni uomo politico che tradisce i propri valori di riferimento non é degno di proseguire nella rappresentanza istituzionale. Il problema non é stato Berlusconi, Fini era il leader della destra del rigore morale, oggi invece é per matrimoni omosessuali, droga libera e immigrazione senza controllo. Vi sembra che il problema sia stato Berlusconi, oppure un uomo, Fini, senza spina dorsale che appena ha conosciuto un po’ di denaro e potere ha fatto e continua a fare di tutto per non scendere dalla poltrona, compreso tradire il suo popolo e il progetto politico di Giorgio Almirante”.

 

Berlusconi ed il voto utile. E’ veramente tale?

É utile solo il voto che manda i vecchi politici a casa e lancia nuove figure politiche oneste e competenti in Parlamento come alla Regione.

 

I cittadini chiedono maggiore sicurezza. Come garantirla?

Con la certezza della pena, ed incentivi economici alle forze dell’ordine che arrestano persone in fragranza di reato. Chi commette un reato deve scontare tutta la pena e pagarsi con il lavoro in carcere le spese di vitto ed alloggio penitenziario.

 

Una ricetta per il recupero dei valori?

Prima di tutto ripristinare l’educazione civica nelle scuole, poi ripristinare il valore dell’onesta e dell’altruismo attraverso messaggi di comunicazione istituzionale e progresso in televisione, come nelle sale cinematografiche, soprattutto per sensibilizzare i giovani. Ricordiamoci che l’educazione e i valori si trapassano tra le generazioni con la cultura.

 

Raffaele Dicembrino

AG.RF  22.02.2013

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