di Francesco Salvatore Cagnazzo (AG.RF 09.05.2014) ore 22:54
(riverflash) – A margine del 1° Congresso Internazionale ICE, Insieme Contro l’Epatite, “Epatiti Virali tra presente e futuro”, che si è aperto oggi, 9 maggio, a Milano, si è da più parti commentata la notizia apparsa sulla stampa in merito al vaccino AIDS in mano ai privati. Secondo l’inchiesta del mensile Altreconomia, pubblicata sul numero di maggio, sono stati stanziati finora 49 milioni di euro di soldi pubblici per la ricerca del vaccino, ma dei risultati potrebbe beneficiarne un ente privato. Nel 1998 Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale Aids in seno all’Istituto superiore di sanità (Iss), annuncia che grazie ad una proteina virale, la Tat, si può ottenere un vaccino sia preventivo che terapeutico. Secondo il mensile Altreconomia, oggi una parte rilevante dei brevetti è stato ceduto alla Vaxxit srl, con un capitale sociale pari a 10 mila euro per il 70% appartenente alla stessa Barbara Ensoli.
“Sono stati spesi quasi 50 milioni di euro di soldi pubblici per il vaccino – dichiara Rosaria Iardino, Presidente Donne in Rete onlus – A breve invierò una lettera alle istituzioni per richiedere chiarezza su questa notizia, perché se i soldi spesi sono pubblici, il brevetto appartiene all’Istituto Superiore di Sanità. Nell’eventualità di una simile notizia verificata, assisteremmo a un conflitto di interessi imbarazzante: il ricercatore italiano, pagato dall’ISS, finanziato con i soldi pubblici, apre una sua società che ne detiene la gran parte dei diritti. Per una questione di rispetto istituzionale nei confronti dell’ISS, negli ultimi due anni non abbiamo fatto trapelare le nostre perplessità su modalità e risultati di questa ricerca. Nella speranza che ci sia stata qualche incomprensione da parte dei giornalisti, rimaniamo in attesa di dettagli prima di chiedere un supplemento di indagini a chi di dovere”.
“Se questa notizia corrispondesse al vero – commenta Emilia Grazia De Biasi, Presidente della 12ª Commissione Permanente al Senato Igiene e Sanità – urgerebbe fare chiarezza. Per non sbagliare, intendo fare una interrogazione al Ministro, per stabilirne la veridicità in tempi rapidissimi. Non soltanto perché ci sono di mezzo questioni delicate di mercato, ma soprattutto perché è in gioco la salute della persona e del cittadino”.
Il 1° Congresso Internazionale ICE, organizzato da Donne in Rete onlus e SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, si rivolge a medici infettivologi, gastroenterologi, epatologi, infermieri, pazienti e associazioni. Due giornate che vedranno riuniti medici, pazienti e istituzioni per confrontarsi sullo stato delle epatiti in Italia e per stabilire azioni di informazione, consapevolezza e prevenzione, ribadendo la necessità di un impegno comune in armonia con gli obiettivi di ICE.
Nelle sessioni del congresso, ampio spazio è dedicato all’Epatite C e ai nuovi farmaci in arrivo. Questa malattia riguarda in Italia più di un milione di persone e muoiono ogni anno circa 17mila per epatica cronica. Tra questi ultimi, circa 10mila sono le persone che muoiono per epatocarcinoma correlato all’infezione da virus dell’epatite. E’ stato inoltre calcolato che l’infezione da HCV, virus dell’epatite C, comporta una spesa annua per il SSN di circa 520 milioni, con una perdita di quasi 8 milioni di giornate lavorative.
“Gli anni a venire rappresentano una sfida d’importanza fondamentale per la gestione delle epatopatie croniche virali – afferma il Prof. Massimo Andreoni, Presidente SIMIT, Direttore Istituto di Malattie Infettive e Tropicali, Policlinico Universitario Tor Vergata – I pazienti affetti da epatopatia cronica C stanno infatti attraversando un periodo storico di enorme cambiamento per quanto riguarda le possibilità di cura dell’infezione. Ci troviamo di fronte a uno scenario in cui la possibilità di guarire dall’epatopatia cronica eradicando l’infezione appare come una realtà per la grande maggioranza dei pazienti se non per tutti, anche se magari non nell’immediato futuro”.
“Affrontare per tempo il tema delle epatiti per le istituzioni sanitarie è una necessità programmatoria, poiché l’esito della malattia non tempestivamente curata è particolarmente critico e oneroso in termini di salute pubblica – afferma Rosaria Iardino – Quello alla salute è un diritto che deve essere garantito, così come deve essere garantito l’accesso alle cure a tutti i pazienti”
Il convegno vede la presenza dei key opinion leader nazionali e internazionali nel campo dell’epatite C e di esponenti della community di pazienti, anch’essi sia nazionali che internazionali. L’intento è quello di far interagire le due figure cardini nella gestione della patologia, cioè il medico e il paziente, che a nostro avviso, proprio in questo momento storico, è assolutamente fondamentale che interagiscano condividendo proposte strategiche per l’accesso universale ai nuovi farmaci.
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