di Valter Chiappa
(AG.R.F. 20/04/2016)
(riverflash) David di Donatello 2016: una mano giocata male. Quest’anno i giurati dell’ Accademia del Cinema Italiano avevano fra le dita una cartata eccezionale: il respiro internazionale di opere come “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone e “Youth” di Paolo Sorrentino, il sentito impegno di “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, la scintillante commedia di “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, il solido mestiere di “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, la dirompente novità di “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti. Una mano vincente rimane tale: gloria sia per il cinema italiano, mai così fertile, mai così vivo, mai così innovativo. Ma le carte, nella premiazione di lunedì sera, sono state tirate troppo spesso a casaccio. I numeri complessivamente tornano: i dominatori dell’edizione, “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Il racconto dei racconti” escono con 7 premi ciascuno. Ma invertendo l’ordine dei fattori il risultato cambia, eccome: nel distribuire le statuette non tutti i pezzi sono andati al loro posto e qualcuno è addirittura rimasto fuori.
Cominciamo dal vincitore. Lo stesso regista Paolo Genovese è apparso sorpreso per la vittoria di “Perfetti sconosciuti”. La sua commedia è un ingranaggio perfetto (indiscutibile il premio alla sceneggiatura dello stesso Genovese con Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello), dosa a perfezione dolce ed amaro, risata e riflessione. Meritorio anche il fatto di aver creato un ottimo prodotto da esportazione (non a caso si inseguono le voci di un possibile remake a stelle e strisce). Ma tale risultato, personalmente, ci appare come il gol sotto al sette dell’onesto pedalatore del centrocampo, un fortunatissimo unicum, cui peraltro l’interpretazione degli attori ha dato un contributo fondamentale. Eppure nessuno dei candidati (Marco Giallini, Anna Foglietta e Valerio Mastrandrea) è stato premiato. E, con occhio malizioso, palese è sembrato il disappunto di Mastrandrea all’annuncio della vittoria di Claudio Santamaria.
Continuando, proprio riguardo i premi agli attori storciamo ancora la bocca. Nell’elenco dei riconoscimenti, equi nel numero, tributati a “Lo chiamavano Jeeg Robot”, compaiono i nomi di tutti e quattro i protagonisti. E già questo ci pare inopportuno. Ma se sacrosanto, a nostro vedere, è il premio alla rivelazione Ilenia Pastorelli, che ha reso mirabilmente la toccante poeticità dell’ingenua ragazza innamorata dei cartoni animati, non si sarebbero forse potute attendere nuove prove per premiare la giovane Antonia Truppo, rendendo invece merito al coraggioso cambio di registro di Sonia Bergamasco, che in “Quo vado?” ha sfoggiato un inatteso talento comico (curioso peraltro che il film campione d’incassi di Checco Zalone sia uscito a bocca asciutta)? E ancora: a nostro vedere Luca Marinelli è senza dubbio il volto nuovo più interessante del cinema italiano. Premiarlo era doveroso. Ma non sarebbe stato più giusto incoronare la straordinaria intensità dell’interpretazione resa in “Non essere cattivo”, piuttosto che il funambolico istrionismo utilizzato per il cattivissimo di “Jeeg”? Bravo Santamaria, ma superlativo Marinelli: il miglior protagonista era lui. E fra i non protagonisti si sarebbe liberato un posto che Alessandro Borghi, altro assoluto talento emergente, presente con due candidature, avrebbe occupato più che degnamente.
Ed ora l’altro trionfatore: “Il racconto dei racconti”. Abbiamo già celebrato su queste pagine (https://www.riverflash.it/wordpress/?p=55493) i meriti dell’operazione di Matteo Garrone, il quale ha ricordato al mondo che un genere di universale successo, il fantasy, trova le sue radici più profonde nella tradizione culturale tutta italiana del “cunto”. Il suo film è un meraviglioso esempio di made in Italy , con tecnologie nostrane che dimostrano di non aver nulla da invidiare alle grandi produzioni americane. E quindi condivisibile lo strike messo a segno nei premi tecnici (fotografia, scenografia, costumi, trucco, acconciature, effetti digitali). Ma la regia no. Non lo diciamo per disistima verso Matteo Garrone, che è ormai unanimamente riconosciuto come una delle punte di diamante del nostro cinema; ma questa volta, fra i concorrenti, aveva due nomi che, non solo per il loro valore intrinseco, ma per la qualità del loro impegno, avrebbero meritato il plauso incondizionato: Gianfranco Rosi e Claudio Caligari.
Il primo, in “Fuocoammare”, ha nuovamente fatto sentire forte la sua voce, dopo aver teso l’orecchio sempre sensibile alla voce degli ultimi al grido di dolore che proviene incessante dai mari della Sicilia e aver puntato l’occhio della sua telecamera sul dramma dei nostri fratelli africani. Berlino, non Roma, ha onorato il suo lavoro. Il compianto Caligari, poeta degli emarginati, esempio di amore infinito per il cinema e di voce fuori dal coro, ci ha lasciato in eredità il suo “Non essere cattivo”, ovvero quello che per noi (https://www.riverflash.it/wordpress/?p=61905) è il più bel film della stagione italiana, e forse non solo.
Fra i pezzi fuori posto del pasticciato lavoro dei giurati rimane proprio “Non essere cattivo”. Come film si è visto preferire la commedia di Paolo Genovese; non riconosciute le straordinarie interpretazioni dei protagonisti, compresa quella della bravissima Elisabetta De Vito. E anche il piccolo premio tecnico per il Migliore fonico di presa diretta sembra quasi una beffa. Ma soprattutto non tributato il doveroso omaggio ad un cineasta puro, onesto, appassionato. Ancora una volta, come in tutta la sua carriera, i poteri forti del cinema lo tengono fuori dal tavolo. Ma questa volta, purtroppo è l’ultima: non ci saranno altre occasioni. A Claudio Caligari, per quanto possa valere, il nostro applauso e il nostro ultimo pensiero.
ELENCO DEI VINCITORI
Miglior film…………………………………….Perfetti sconosciuti
Miglior regista………………………………..Matteo Garrone (Il racconto dei racconti)
Miglior regista esordiente…………………Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore sceneggiatura……………………. Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini, Rolando Ravello (Perfetti sconosciuti)
Migliore produttore…………………………Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore attrice protagonista…………… Ilenia Pastorelli (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore attore protagonista……………. Claudio Santamaria (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore attrice non protagonista…….. Antonia Truppo (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore attore non protagonista……… Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore direttore della fotografia……. Peter Suschitzky (Il racconto dei racconti)
Migliore musicista…………………………..David Lang (Youth)
Migliore canzone originale……………….Simple Song #3 (Youth)
Migliore scenografo…………………………Dimitri Capuani, Alessia Anfuso (Il racconto dei racconti)
Migliore costumista…………………………Massimo Cantini Parrini (Il racconto dei racconti)
Migliore truccatore………………………….Gino Tamagnini, Valter Casotto, Luigi D’Andrea, Leonardo Cruciano (Il racconto dei racconti)
Migliore acconciatore………………………Francesco Pegoretti (Il racconto dei racconti)
Migliore montatore………………………… Andrea Maguolo (Lo chiamavano Jeeg Robot)
Migliore fonico di presa diretta………… Angelo Bonanni (Non essere cattivo)
Migliori effetti digitali…………………….. Makinarium (Il racconto dei racconti)
Miglior documentario……………………… S is for Stanley
Miglior cortometraggio…………………… Bellissima
Premio David giovani……………………….La corrispondenza
Miglior film straniero……………………… Il ponte delle spie
Miglior film dell’Unione Europea……… Il figlio di Saul
Categoria: Attualità, Cinema e SerieTv, In Evidenza | Tag: Alessandro Borghi, Alessia Anfuso, Andrea Maguolo, Angelo Bonanni, Anna Foglietta, Antonia Truppo, Checco Zalone, Claudio Santamaria, David di Donatello 2016, David Lang, Dimitri Capuani, Elisabetta De Vito, Filippo Bologna, Francesco Pegoretti, fuocoammare, Gabriele Mainetti, Gianfranco Rosi, Gino Tamagnini, IL RACCONTO DEI RACCONTI, Ilenia Pastorelli, Leonardo Cruciano, Lo chiamavano Jeeg Robot, Luca Marinelli, Luigi D’Andrea, Makinarium, Marco Giallini, Massimo Cantini Parrini, matteo garrone, Paola Mammini, Paolo Costella, Paolo Genovese, paolo sorrentino, Perfetti sconosciuti, Peter Suschitzky, Quovado?, Rolando Ravello, Sonia Bergamasco, Valerio Mastrandrea, Valter Casotto, Valter Chiappa, youth
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