24 Dic 2015
DALLA NUOVA RUBRICA “RIVERSI”: CINQUE POESIE DA “STORIA D’AMORE” DI DANIELE MENCARELLI
AG.RF.(MP).24.12.2015
“riverflash” – Come annunciato qualche giorno fà, inizia oggi la rubrica dedicata alla poesia, un “regalo” di Riverflash a tutti i nostri “fedeli” lettori appassionati: abbiamo deciso di aprire questa rassegna con il prezioso contributo di Daniele Mencarelli, un poeta che non ha bisogno di essere spiegato… occorre solo leggerlo…
CORNICE EMOTIVA DI DANIELE MENCARELLI (a cura di Massimo Pedroni).
Quante consapevolezze perdiamo, quanti “come eravamo” vanno smarriti con il passare del tempo. Le cinque Poesie tratte dal libro “Storia d’amore” edizioni pagina Gialla Pordenonelegge, selezione che ci ha cortesemente offerto Daniele Mencarelli, hanno la forza, la freschezza degli anni dei suoi protagonisti: sedici e quattordici anni.
Fase che abbiamo attraversato con “questa fame infelice questo desiderio cane di carne e vita” come dice l’autore. In questo verso, penso ci si possa riconoscere un po’ tutti. Riporta a noi, oramai adulti la “fame infelice” dell’adolescenza. Quando si vuole tutto capire, sapere, vivere. Il linguaggio di Mencarelli è diretto, tutto d’un fiato, senza tregua. Si sente una terra che scotta, brucia sotto i piedi. Bisogna fare in fretta. Poi si cresce e diventa tutta un’altra storia. C’è qualcosa di eroico, in quel gettarsi avanti dell’adolescenza. Mencarelli ce la fa avvertire di nuovo, quella generosità oramai dilaniata dai morsi dell’esperienza. Leggendo ci si rinfranca ricordando i primi amori. Acqua e sapone. “Come eravamo” per l’appunto.
Cinque poesie, Daniele Mencarelli, da “storia d’amore”, collana gialla Pordenonelegge-Lietocolle
Undici ottobre novantadue
sedici gli anni appena scoppiati
mille i cazzotti mille i baci
strappati dalle labbra di un paese
sgranato passo dopo passo,
senza mai soddisfarla veramente
questa fame infelice
questo desiderio cane di carne e vita
di voglie ubriache sempre in festa.
Non arriverà il sonno ma una perdita di sensi
un corpo sfinito che s’arrende
a qualcosa dentro di feroce.
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Ogni sera un capodanno
il fuoco d’artificio esplode nelle vene
festeggiamenti da onorare in discoteche
dai nomi di templi venerati
dove in sacrificio si portano divieti.
Lampi di luce e tenebre
s’accoppiano soffiando sulla foia
appuntita su corpi ballerini,
“è la techno-music signorina”,
è il basso dritto della cassa
che raddoppia la velocità del cuore,
è la chimica mangiata a intervalli regolari
a darci questa gioia indurita alle mascelle,
a fare di noi fratelli allo specchio
occhi sgranati e denti di coltello.
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Non sei niente di speciale,
vorrebbe il trucco nero sulle palpebre
accendere i tuoi occhi di mistero
ma lo sguardo quattordicenne resta,
anche il rosso passato sulle labbra
non brucia del fuoco immaginato
semmai ti fa sembrare mascherata
sei un carnevale con aria da maestrina,
su una panchina in mezzo alle tue amiche
gemelle per trucco e acconciatura
se passando è solo te che guardo
è per le voci che vogliono il tuo diario
invaso dal mio nome tra mille esclamativi.
Tu sarai una bocca come le altre
una parola vuota un corpo da bucare,
di te rimarrà un racconto serale
l’ultimo dopo tutte le cose serie.
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Nove settembre novantatrè
ho pescato in ogni tasca
rubato nella mia casa
ho venduto al miglior prezzo
la croce di quando son nato
ma ora eccomi a te
in un astuccio rosso di raso
ti dono questa piccola fede
dentro inciso nell’oro
il mio nome porterai sulla pelle,
sarà il tuo scudo sarò io
quando lontana sarà la mia voce,
ora infila al mio dito
l’anello gemello il tuo nome d’oro,
Anna sei dono sei sposa
portami senza mai stancarti,
auguri per i tuoi quindic’anni.
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