11 Feb 2016
DALLA NUOVA RUBRICA “RIVERSI” 3 POESIE DI MASSIMO PEDRONI
AG.RF.(MP).11.04.2016
“riverflash” – CORNICE EMOTIVA DI MASSIMO PEDRONI A CURA DI DANIELE MENCARELLI
In una precedente ricognizione sulla poesia di Pedroni ho definito il suo sguardo “da necroforo”, dotato di una lingua tagliente quanto spudorata. La lettura di questi nuovi testi riconferma quella impressione, anzi, la consolida senza riserva alcuna. Queste nuove poesie, però, affermano anche qualcos’altro, un dato che troppo spesso latita nella poesia contemporanea. Parlo dell’eccezionale normalità che abita questi testi, di luoghi e azioni, di gesti. Una normalità che il poeta riesce a vedere nella sua composizione eccezionale, appunto, perché non abbiamo bisogno di esotici scenari per sorprendere, sorprendersi, della straordinaria ricchezza dei reale. Le scene di Pedroni sono quelle che accadono su una poltrona di barbiere, mentre si addente una pizza, di fronte alla insensata infatuazione verso la tecnologia. A leggere questi nuovi componimenti viene in mente Zbigniew Herbert e la sua poesia Lo sgabello, come affermazione della materia di fronte a tanta, troppa, astrazione. Materia, e realtà, che non mancano mai nella poesia degna di questo nome, come quella di Massimo Pedroni, scavata parola dopo parola, alla ricerca perenne di senso.
VIOLA
Su quella nuca di canizie il ticchettio delle forbici
Ricordava il rumore di un insetto.
L’uomo sedeva di fronte allo specchio.
Quello professionale per la amputazione dei capelli.
Sfumatura più sfumatura meno.
Baffi sofisticamente curati e bianchissimi
Quelli dell’uomo specchiato.
Nel Salone un avventore e il tagliatore
Commentavano episodi della Festa del paese.
Ne facevano arrivare gli aromi fin lì.
La forbice continuava a ronzare.
Lo sguardo dell’uomo seduto era coriaceo
Ossuto dalle asprezze. Dai disincanti.
Seguiva con rigore qualcosa
Un immagine, ragionamenti, ricordi, chissà.
Chiuso in quel tombino era distante da tutto.
Dietro il suo sedile scomposta peluria candida si accumulava.
L’uomo cuciva i merletti del suo passato.
Probabilmente ricapitolava la capitolazione avvenuta.
Improvvisamente un giovane balzò dentro il locale
“Stasera tutti all’albero della Cuccagna”
Le forbici non si erano fermate neanche un istante.
13/08/15
(Otricoli)
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VIOLA
Sotto un sole generoso sotto la lente di una pioggia volpina
O battuti da un vento che non conosce barriere
Di certo quei due avrebbero continuato a fornicare
Con i Paradisi artificiali tecnologici.
Privi del minimo riserbo o pudore.
Mani e dita resteranno trafitte dagli usi digitali.
Nel corso di quegli anni, quelli del fattore D.
Ma resteranno inchiodate sulle tavole di quel Mar Morto di belle speranze.
Le cavie da tastiera avranno avuto trent’anni in due.
Una lei e un lui mimavano di pensare al futuro.
La ciambella fritta quella della ricreazione a scuola
Con palpabile gradimento era stata gustata.
Inaspettatamente lei senza arrossire con un filo di voce infinito
“Non lasciarmi morire se puoi”
Allo sguardo interrogativo del tabblista
Aggiunse “Sola. Così presto”
Evaporararono le impronte dalla tastiera.
La faida del destino aveva rimesso a posto gli orologi.
“Non lasciarmi morire. Ti basta solo un click”
29/08/15
OTRICOLI
(Otricoli)
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VIOLA
Volendo rimboccare l’ olio delle lampade dell’amicizia e dell’amore
Promessi sposi promessi amici e conniventi dai vari spalti
Si racimolavano in quelle tavole rotonde di passioni e proponimenti.
Tavole in reàltà quadrate con il ripiano di marmo
Tovaglie di carta bianca leggermente oleata.
Da accartoccire.
Alla fine di tutto.
L’arrivo del vino sul desco è il prelibato alibi scioglilingua.
In attesa della Regina di quelle serate
La Regina è la Regina. Che non può essere che Capricciosa.
Tavolate dove si fa la storia. E’ sempre presente chi vagheggia di rivoluzioni.
Mondiali totali assolute condite da zaffate sull’uomo nuovo.
Lo dice quello con barba e baffi. Peluria impregnata di sughi e mozzarelle.
Denti filanti di sempre.
Poi si strabuzza perentoriamente sull’ultimo libro o film o spettacolo
Qualcuno quello che ha mangiato anche la bruschetta al pomodoro
Argomenta di estetiche future. Stocca riflessioni meno usurate.
Quando arriva l’altro litro di rosso il baloccamento sugli amori è un
Refettorio a parte. Tresche corteggiamenti sono robe da forni a legna.
Con diritto ai singulti se è il caso.
Chi non è mai passato per una Pizza. Blasonato sostegno di chiunque.
Baluardo contro abbandoni e solitudini tristezze e malinconie
La Pizza è un luogo dell’anima pubblico e segreto
Il conto è salato per le fiducie spese
Mentre ci si alza per andarsene con qualche magone rimboccato
Un altro tavolo è stato già apparecchiato.
La pizza è rotonda. Quella al piatto.
Di quella al taglio non ne parlo. Troppe ferite
21/09/15
(casa)
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Paolo dice:
Pubblicato il 12-02-2016 alle 20:45
conosco Massimo da circa 40 anni, ma non conoscevo questo lato molto interessante, devo approfondire…
ciao Massimo.