AG.RF.(MP).25.05.2015
“riverflash” – Attenzione a ciò che scrivete su facebook: da oggi infatti, chi offende sui social, verrà punito con la reclusione, fino a tre anni. A deciderlo è stata la Cassazione che, con una sentenza giudicata storica, ha stabilito che per le offese sui social, la competenza è del tribunale, dove il reato di diffamazione è punito appunto, con la reclusione fino a tre anni. Il provvedimento è scaturito dall’episodio della separazione di una coppia, culminata in una serie di insulti postati sul social network dall’ex marito nei confronti dell’ex moglie. Da ciò è partito un processo per diffamazione, che è rimbalzato dal giudice al tribunale e non si capiva se la competenza appartenesse al primo, con relativo rischio di multa, o al secondo, con il carcere, come pena massima. Il giudice di pace di Roma dichiarò la sua incompetenza ritenendo la diffamazione su Facebook “aggravata dal mezzo della pubblicità e quindi di competenza del tribunale”. Ma in questo caso, il collegio ha accolto le argomentazioni dell’avvocato dell’ex marito, Gianluca Arrighi, stabilendo che “Facebook, non può essere paragonato a un blog o a un quotidiano online e quindi visibile da tutti sulla rete e pertanto, la competenza è del giudice di pace”. Ecco perché la Corte Suprema ha deciso in questo modo e la Cssazione l’ha motivata in questo modo: La diffamazione su Facebook deve essere considerata aggravata dal mezzo della pubblicità e pertanto la pena da applicare può essere il carcere.
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