26 Ott 2013
CONTRAFFATTE L’8,5% DELLE SIGARETTE IN ITALIA
“riverflash” – L’allarme arriva dal workshop che si è tenuto ieri nella capitale, dal titolo “Contraffazione e tracciabilità. Il mercato illecito del tabacco in Italia e possibili azioni di contrasto” promosso da The European House-Ambrosetti, in collaborazione con Philip Morris: circa l’8,5% delle sigarette in Italia sono contraffatte, nonostante il nostro Paese sia uno di quelli maggiormente all’avanguardia nella lotta alla contraffazione e al contrabbando. I dati in merito, riportati da Labitalia, indicano che nel mondo le sigarette illecite ammontavano, nel 2012, a 360 miliardi, circa il 10% del mercato complessivo. E in Europa 65 miliardi di sigarette sarebbero illecite su un mercato totale di 600 miliardi. Un fenomeno in crescita, con un incremento dell’incidenza sul mercato europeo dall’8,4% del 2007 all’11,1% del 2012. Si tratta di dati gravi se si pensa che il mercato mondiale della contraffazione, è del 10% circa, quello europeo è dell’’11%, mentre quello italiano è l’8,5% del totale, con relativo danno per le casse dell’erario che si aggira intorno ad 1mld di euro”. Il 90% delle sigarette contraffatte al mondo, vengono prodotte in Cina, con gravi danni per la salute, poiché contengono molte sostanze nocive quali, escrementi, segatura e altro, presenti nelle sigarette per via dell’assenza di un processo di qualità strutturata che governa la produzione”. La situazione potrebbe essere risolvibile solo cambiando i canali di vendita dei prodotti: infatti da un po’ di tempo “si vedono sempre meno banchetti abusivi”, secondo quanto affermato dalla Guardia di Finanza, “nelle zone in cui la criminalità è molto forte, le sigarette illegali si vendono anche attraverso il circuito ufficiale delle tabaccherie, anche se molto spesso ciò non accade con la connivenza dei tabaccai”. La contraffazione non riguarda solo il tabacco ma anche l’agroalimentare. “Esiste uno studio di due anni fa dell’Ice –ha spiegato a Labitalia Annibale Pancrazio, vicepresidente di Federalimentare- che afferma: “l’Italian Sounding” e la contraffazione nel mondo impediscono al ‘made in Italy’ di raddoppiare il fatturato all’estero. Quindi il fatturato che abbiamo all’estero di 30 miliardi di euro, potrebbe essere tranquillamente di 60 qualora riuscissimo su tutti i grandimercati ad evitare di essere contraffatti”.