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Condannato a morte per blasfemia: la minoranza cattolica protesta

AG.RF (Giuseppe Licinio)  02.04.2014

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Il tribunale di Lahore in Pakistan ha condannato a morte Sawan Masih, un cittadino di religione cristiana di 26 anni. La sua colpa sarebbe, stando a quanto dichiarato da un suo conoscente, quella di aver insultato il profeta Maometto. Basandosi su quell’unica testimonianza i giudici lo hanno condannato alla pena capitale per blasfemia (oltre al pagamento di una multa di circa 1500 euro). Rilasciati su cauzione, invece, i tremila musulmani che, per vendicarsi del presunto vilipendio, hanno incendiato e distrutto il villaggio dove l’uomo viveva mettendo sulla strada circa 400 famiglie.

È per questo che l’Associazione Pakistani Cristiani in Italia, in collaborazione con alcuni parlamentari italiani, ha convocato oggi a Palazzo Montecitorio, una conferenza stampa per denunciare il caso e lanciare la campagna “Salviamo Sawan Masih” (a cui è possibile aderire inviando una mail all’indirizzo salviamosawanmasih@yahoo.it).

«L’interesse dei parlamentari italiani è di grande conforto. I cristiani pachistani capiscono così di non essere soli, in un paese in cui le minoranze religiose sono discriminate e dove l’islam è assai radicalizzato» è stato il commento del prof. Shahid Mobeen, docente della Pontificia Università Lateranense e fondatore dell’Associazione. La tutela dei diritti cristiani in Pakistan è un tema di grande rilievo internazionale e il professore fa notare come «il Pakistan è un firmatario della Convenzione Onu e come tale deve garantire pari diritti a tutti i cittadini, di qualsiasi credo essi siano».

Questa sentenza dimostra ancora una volta come la legge sulla blasfemia sia usata in Pakistan per colpire in realtà le minoranze religiose e risolvere questioni personali. Ciò, stando ai dati offerti dalla Conferenza episcopale pachistana, è particolarmente vero per la comunità cristiana che, pur rappresentando il 2% della popolazione, è accusata del 40% delle accuse di blasfemia dell’intero Paese.

Fino al 2011 i cristiani in Pakistan avevano un ministro, Shahbaz Bhatti che lottava per i loro diritti ma è stato assassina to nel 2011. «Dopo la scomparsa di Shahbaz è venuta a mancare una figura di riferimento nella lotta al genocidio cristiano. Non solo tra gli accusati di blasfemia è aumentata la percentuale dei cristiani, ma è cresciuto anche il numero delle nostre ragazze rapite e convertite con la forza all’islam» afferma il professor Mobeen.

 

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