22 Set 2016
CIAO MAESTRO!
Gianluigi Rondi, Presidente dell’Accademia del Cinema e dell’Ente David di Donatello , riferimento morale della Critica cinematografica italiana, ci ha lasciati per altri lidi (eterni).
di Luigi Noera – 22 settembre. Se ne andato in punta di piedi dedito fino alla fine alla nobile causa di veicolare la cultura cinematografica. Una cultura di vita e di pace accessibile a tutti perché senza muri e frontiere.
Non ci sarà una camera ardente, per volere dello stesso Rondi. I funerali verranno celebrati sabato per attendere l’arrivo dei figli Joel e François-Xavier che vivono in Francia, dei nipoti e del suo amato pronipote Massence.
Mi ricordo le sue affascinanti apparizioni nella TV di Stato anni ’60 a parlarci del cinema, di quello italiano. Non ha bisogno di presentazioni ed è conosciuto in tutto il mondo. Gianluigi Rondi. Per i suoi detrattori stava al cinema come la Dc al potere! Per noi è stato un punto di riferimento per la sobrietà dimostrata in tante occasioni. Uno dei suoi ultimi atti coraggiosi è stato il mettersi da parte nella querelle gestionale del Festival (ora Festa) del Cinema internazionale di Roma.
Venne omaggiato qualche anno fa alla 71^ Mostra di Venezia con il documentario Gian Luigi Rondi: vita cinema passione di Giorgio Treves che racconta il decano dei critici cinematografici, “l’uomo dalla sciarpa bianca tre volte più grande di quello che serve”, come lo definisce Vittorio Taviani. Critico e storico del cinema, saggista e organizzatore culturale, ma anche dialoghista, sceneggiatore, regista di documentari e attore. Visto attraverso i suoi racconti e con il contributo di testimoni come Gilles Jacob, Carlo Lizzani, Ettore Scola, Francesco Rosi, Paolo e Vittorio Taviani, Pupi Avati, Gina Lollobrigida, Margarethe von Trotta, Adriano Ossicini. E grazie a rari materiali d’archivio, il documentario ripercorre anche la storia d’Italia del XX secolo e quella del cinema italiano, scoprendo aspetti meno conosciuti di un uomo che ha sempre messo il Cinema al di sopra di tutto. Di questo documentario mi colpì una sua affermazione: se un film non mi piace semplicemente lo descrivo.
“Forse la domanda su chi sia Gian Luigi Rondi non ha trovato la sua risposta – spiegava il regista Treves presentando il documentario – ma lungo lo scorrere dei tanti modi in cui Rondi ha operato nel mondo del cinema emerge da una parte un personaggio dalla ricca e sfaccettata personalità , che da oltre 70 anni è ancora sulla breccia e proiettato verso il futuro, e dall’altra il quadro di un mondo, quello del cinema, sempre affascinante, pittoresco, e capace di emozionare, coinvolgere e non farsi normalizzare”.
Il suo legame con la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia inizia nel 1949 come componente della giuria della X edizione. La sua fama e autorevolezza sono sempre più internazionali come testimoniano la partecipazione alle giurie dei più grandi festival di tutto il mondo. Dopo Venezia sarà in quella di Berlino (1961), Cannes (1963), Rio de Janeiro (1965), San Sebastian (1968).Nel 1970, fonda il “Festival delle Nazioni” di Taormina ricoprendo anche il ruolo di direttore artistico. Nel 1971 viene nominato Commissario della Biennale di Venezia che solo appena dopo due anni lascia per evitare il susseguirsi di polemiche. Ritorna a Venezia nel 1983 come Direttore della Mostra rilanciandola ma rendendosi protagonista ancora di scelte discutibili, come l’esclusione del film Velluto blu di David Lynch, interpretato da una giovane Isabella Rossellini. Nel 1988 dirige anche il Festival di Locarno, mentre il suo contributo alla Biennale di Venezia prosegue come membro del Consiglio direttivo. Dal giugno 2008 al febbraio 2012 è stato Presidente della Fondazione Cinema per Roma, sovraintendendo al Festival Internazionale del Film di Roma diretto da Piera Detassis.
Fino all’ultimo è stato presente sulle pagine di critica cinematografica del quotidiano Il Tempo che lo accolse all’inizio della sua professione con la recensione del film di Cristian Mungiu Un padre, una figlia che arriva da Cannes dove l’hanno premiato per la migliore regia.
Le sue pubblicazioni per l’Amore della Vita, il Cinema sono innumerevoli, ricordiamo le ultime: “Le mie vite allo specchio. Diari 1947-1997″. Edizioni Sabinae, 2016 presentato lo scorso 26 maggio e “Storie di cinema. Cinquantotto voci dal set”, a cura di Tiziana Provvidera, Torino, Nino Aragno Editore, 2016. Una accurata scelta delle sue tante interviste ai più grandi registi di Cinema. Da Allen a Bergman, da Antonioni a Bertolucci, passando per Zeffirelli, Visconti, Altman, Bunuel, Coppola, Chaplin, Monicelli, Polanski, Scorsese, Spielberg e Truffaut. E tanti, tanti altri.
Noi Lo ricorderemo per la Sua sobrietà nella vita e nella professione e ringraziandolo, gli abbiamo voluto dedicare questo breve spazio.
Ciao Maestro!