21 Mar 2014
CHE FINE HANNO FATTO I FUORIUSCITI DAL MOVIMENTO 5 STELLE
di Luca Sappino (tratto da L’Espresso)
Gli onorevoli ex 5 stelle iscritti al gruppo misto di Camera e Senato cominciano ad essere molti. Sono tanti da immaginare presto o tardi un gruppo autonomo, come hanno annunciato gli ennesimi espulsi, per rifondare «il vero movimento 5 stelle».
Con l’ultima cacciata di altri cinque senatori e i ‘dimissionari’ i numeri ormai ci sono. Intanto però senatori e deputati devono fare i conti con l’accusa che gli ex colleghi rimasti nel MoVimento muovono a tutti loro, nessuno escluso: «Ma quale vero movimento: se ne sono andati per soldi», dicono riferendosi all’impegno che come eletti 5 stelle anche gli ex avevano preso sulla restituzione della diaria e di parte dell’indennità.
‘L’Espresso’ ha verificato cosa fanno con i soldi che gli spettano i deputati e senatori ora che sono fuori dal movimento e dalle sue rendicontazioni. E, con l’eccezione delle senatrici Adele Gambaro e Paola De Pin, il pregiudizio di chi ha scelto di restare con Grillo sembra confermato: gli altri ora che possono si tengono tutto.
Tengono o spendono insomma ciò che gli spetta al pari dei colleghi parlamentari di altri partiti (senza però versare quote ai partiti di appartenenza, come fanno spesso i deputati), quindi non rispettano quanto dichiarato al momento della candidatura. Non lo rispettano i deputati Vincenza Labriola e Alessandro Furnari. Non lo rispetta Marino Mastrangeli, ma anche Adriano Zaccagnini, che pure dice di accantonare ogni mese «per finanziare un progetto di agricoltura sostenibile».
Al senato quelli che nel misto stanno da un po’ sono Adele Gambaro, Marino Mastrangeli,Fabiola Anitori e Paola De Pin. A loro si sono recentemente aggiunti, con l’ultima infornata di espulsioni, i senatori Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista. Poi arriveranno gli altri cinque “dimissionari”. A questi però lasciamo il tempo di organizzarsi: «Vedremo tutti insieme come restituire e magari lo faremo con più trasparenza di quanto non lo faccia in realtà il Movimento 5 stelle» dice Francesco Campanella. Ma gli altri?
Il primo ad abbandonare il movimento, espulso per le troppe comparsate televisive, è stato Marino Mastrangeli, nel gruppo misto dal 1 aprile 2013. Quasi un anno. Il senatore non ha più restituito nulla da quando l’88 per cento degli iscritti ha votato per non farlo più sedere nei banchi del movimento. O almeno all’Espresso non ha voluto smentire le accuse dei suoi ex colleghi.
Adele Gambaro ha lasciato il gruppo il 23 giugno scorso. Sulla restituzione dei soldi aveva assicurato: «Mi sono impegnata a restituire una parte dello stipendio e lo farò. Anzi finalmente potrò farlo, visto che la questione extrastipendio finora è stata gestita con molta approssimazione dal M5S. Ne hanno fatto uno spot elettorale ma si tratta di cose serie. Sceglierò a chi devolverlo e lo farò. Da sola». Promessa mantenuta. «Ho fatto dei bonifici a un’associazione di Bologna che opera nell’ospedale pediatrico e alla Caritas» dice all’Espresso. Di quanto? «Per ora da quando sono uscita dal movimento ho fatto due bonifici da 5 mila euro l’uno, presto ne farò un altro di circa 4 mila». «Sono state donazioni molto utili» confermano dall’associazione “Aiuto materno Carlo Francioni“, una onlus che assiste le madri bisognose.
Un giorno dopo la Gambaro, proprio in polemica per la sua espulsione, è uscita dal movimento anche Paola De Pin, destinataria come Battista e Orellana di una lettera di minacce , «di uno squilibrato che però» dice la senatrice «è stato fomentato dai toni usati contro di noi ex». A lei gli attivisti del movimento hanno dedicato una campagna su twitter, scrivendo “De Pin molla il malloppo”. Lei per tutta risposta ha dimostrato, pubblicando l’assegno, di aver versato, il 6 febbraio, 6 mila euro all’associazione “La nostra famiglia” di Conegliano, che si occupa di disabilità infantile, «per il periodo in cui sono stata, per il movimento cinque stelle al Senato, avendo dato la mia parola». E per i mesi successivi? «Continuo a fare versamenti grandi e piccoli ma senza sbandierarli» ci dice la senatrice: «a gennaio, ad esempio, ho donato 4 mila euro al mio comune». Il comune è Fontanelle, in provincia di Treviso. Il sindaco Ezio Dan, eletto da una lista civica vicina alla Lega Nord, ha ricevuto l’assegno firmato De Pin. I due si erano sfidati alle ultime elezioni.
Il 27 giugno esce poi Fabiola Anitori. La senatrice è però proprio scomparsa dal Senato. Il sito Openpolis conta solo un 20 per cento di presenza. «Motivi di salute». Ma l’indennità arriva lo stesso, così come la diaria. «Tornerà appena si rimette», dice la collega Gambaro.
Alla Camera, la parola data vale anche meno. Diamo sempre tempo ai nuovi arrivati nel gruppo misto, Ivan Catalano e Alessio Tacconi ( già interessati da polemiche sulla restituzione della diaria) , che hanno abbandonato il movimento dopo le espulsioni dei senatori Orellana, Campanella, Bocchino e Battista. Sono invece fuori da tempo Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, usciti formalmente per contrasti politici sul caso Ilva. Poi c’è Adriano Zaccagnini. Nessuno restituisce.
Con Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, usciti in coppia, gli ex colleghi furono cattivissimi. Riccardo Nuti, che era capogruppo dei 5 stelle, disse: «Siamo felici per loro e gli auguriamo buon lavoro. La loro attività svolta in Parlamento è nulla. L’apporto in commissioni nullo. Speriamo che nel gruppo misto potranno lavorare meglio».
Vincenza Labriola tiene per sé tutta l’indennità e pure la diaria. «Tengo quanto previsto» precisa all’Espresso, rivendicando di risparmiare altrove: «non ho un collaboratore e quindi risparmio la cifra prevista per gli assistenti». Poi «non tocco i fondi della comunicazione» continua a contare Labriola, che però difende la scelta su indennità e diaria: «non trattengo i soldi perché li voglio trattenere ma perché li spendo. Viaggio molto e mi muovo in macchina a differenza dei 5 stelle che si vantano di prendere il treno, non capendo che alle casse pubbliche costa di più». E poi: «qui a Roma sono con le mie due bambine piccole. Con tutto il tempo che passo alla Camera devo prevedere un aiuto a casa».
Alessandro Furnari nel 2002 ha vinto il campionato nazionale di Fantacalcio e si è portato a casa una Saab cabriolet, messa in palio dalla Gazzetta dello Sport. «La macchina l’ho subito rivenduta», racconta il deputato. Se gli chiedi della diaria, però, si concentra sul fatto che pure i suoi ex colleghi «non restituiscono poi tanto».
Sul sito di Adriano Zaccagnini non c’è una sezione dedicata ai fond e ad eventuali donazioni. E’ rendicontata l’intensa attività parlamentare, concentrata sull’agricoltura e sul consumo di suolo, ma nessuna notizia dei soldi. «Per i tre mesi in cui sono stato nel movimento» spiega il deputato all’Espresso, «ho restituito 8500 euro». Per i successivi niente. «Ma la polemica è sterile» dice il deputato «perché mi occupo di cose serie, faccio il parlamentare». «Sto comunque mettendo da parte una cifra» è l’annuncio: «finanzierò un progetto cooperativo sull’agricoltura sostenibile». Poi come la collega Labriola si concentra sulle spese del gruppo: «tutte le spese che il movimento fa per pagare Messora e la comunicazione noi non le stiamo facendo: ogni mese rinuncio a 2400 euro di funzionamento del gruppo».
Fonti: tzetze e L’Espresso