22 Nov 2013
CASO RUBY, I GIUDICI: “PROVATI ATTI SESSUALI: BERLUSCONI SAPEVA CHE LA RAGAZZA ERA MINORENNE”
“riverflash” – Sono state depositate le motivazioni della condanna a sette anni di carcere per Silvio Berlusconi reo, secondo i giudici della IV sezione penale del Tribunale di Milano, di aver compiuto atti sessuali con Karima El Mahroug”, detta Ruby, sapendo che era minorenne “in cambio di consistenti somme di denaro e di altre utilità quali gioielli” e l’ex premier è stato ritenuto l’ideatore nonché organizzatore del “bunga-bunga”. Ciò è quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale il 24 giugno scorso, Berlusconi è stato condannato in primo grado a sett di reclusione per concussione per costrizione e prostituzione minorile. Gli atti sessuali tra l’ex premier e la ragazza, sarebbero dunque stati provati a seguito della valutazione unitaria del materiale probatorio illustrato, il quale evidenzia l’inserimento della ragazza in un “collaudato” sistema prostituivo, dove alcune giovani donne compivano atti sessuali nella villa di Arcore, in cambio di somme di denaro o altri favori. I giudici hanno poi aggiunto alle motivazioni della condanna, il fatto che Berlusconi sapeva che la ragazza era minorenne: la prova arriva dalla telefonata che il cavaliere fece in Questura la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Ruby fu fermata per furto. “ Se egli non avesse saputo della giovane età di Ruby, non sarebbe stato così tempestivo ad intervenire, telefonando al capo di Gabinetto per evitare foto segnaletiche e il collocamento della stessa in un area protetta”. Tuttavia i legali di Berlusconi, Ghedini e Longo, hanno parlato di “sentenza surreale in totale contrasto con gli elementi probatori, con la logica, con i fondamentali principi di diritto e con la giurisprudenza della Corte di Cassazione” e anche nel centrodestra le motivazioni della sentenza hanno sollevato non poche critiche: Renato Schifani ha parlato di “reiterato accanimento giudiziario”, mentre Daniela Santanché ha definito le motivazioni, “femminicidio giudiziario”.