di Nathan AlgrenR (AG.RF 05.10.2015) ore 23:02
(riverflash) – Eccovi un estratto dell’articolo che uscira domani su «La Croce» inerente il Sinodo. Tanto per chiarire come stanno le cose.
Nella sua «Relatio» di apertura il cardinale Peter Erdo ha sottolineato: «Il divieto da parte della Chiesa di ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati non è arbitrario, ma è un’esigenza intrinseca richiesta in varie situazioni e rapporti, nel contesto della testimonianza ecclesiale. Tutto questo richiede però un’approfondita riflessione». Il problema non sarebbe tanto il fallimento del matrimonio: «E’ la convivenza nel secondo rapporto che impedisce l’accesso all’Eucarestia. «L’insegnamento di Cristo sull’indissolubilità del matrimonio – ha ribadito Erdo – era molto esigente fino a provocare una certa confusione tra i suoi stessi discepoli. E i Vangeli e san Paolo confermano ugualmente che il ripudio della moglie, praticato prima tra il popolo d’Israele, non può rendere possibile un nuovo matrimonio per nessuna delle parti». E ha aggiunto: «Riguardo ai separati ed ai divorziati non risposati, la Chiesa può aiutarli nel cammino del perdono e se possibile della riconciliazione, può aiutare l’ascolto dei figli che sono vittime di queste situazioni e può incoraggiare i coniugi rimasti soli dopo un tale fallimento, di perseverare nella fede e nella vita cristiana ed anche di trovare nell’Eucarestia il cibo che li sostenga nel loro stato». Il relatore generale del Sinodo ha affermato in merito che «è importante avere, almeno a livello diocesano, centri di ascolto che da una parte possono aiutare già nel momento della crisi, ma anche successivamente» ed offrire inoltre «ai divorziati un aiuto per poter chiarire l’eventuale invalidità del loro matrimonio naufragato». «È doveroso – dunque – un accompagnamento pastorale misericordioso il quale però non lascia dubbi circa la verità dell’indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso. La misericordia di Dio offre al peccatore il perdono, ma richiede la conversione».
A proposito invece dei conviventi e delle coppie sposate con rito civile, il cardinal Erdo ha detto: «L’inserimento organico del matrimonio e della famiglia dei cristiani nella realtà della Chiesa richiede anche che la comunità ecclesiale presti un’attenzione misericordiosa e realistica ai fedeli che convivono o vivono nel solo matrimonio civile, in quanto non si sentono preparati a celebrare il sacramento, viste le difficoltà che una tale scelta può provocare oggi. Se la comunità riesce a dimostrarsi accogliente verso queste persone nelle varie situazioni della vita e a presentare chiaramente la verità sul matrimonio, essa potrà aiutare questi fedeli ad arrivare ad una decisione per il matrimonio sacramentale. La comunità ecclesiale ha una sua vocazione ad aiutare anche quelle coppie e famiglie cattoliche che si trovano in crisi. Ha il dovere di farsi carico anche di quanti vivono in convivenze o situazioni matrimoniali e familiari che non possono trasformarsi in matrimonio valido e tanto meno sacramentale».
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