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CARD.ANGELO SCOLA: LA SOCIETÀ CIVILE POGGIA SULLA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO TRA UOMO E DONNA

(riverflash) – Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano dal giugno 2011, esprime la propria convinzione sul matrimonio. Un parere in controtendenza con quello che sta accadendo negli Stati Uniti e in Francia, dove sono diventati legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso. L’alto prelato, noto nel 1941 a Melgrate in provincia di Lecco, ha affermato: “C’è disagio nella società, è vero. Una società civile è sana quando esalta e non mortifica i corpi intermedi, quando le libertà, di educazione e di intrapresa, sono effettivamente realizzate. Per me una società è autenticamente civile, per esempio, quando poggia sulla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, aperta alla vita. E se dico questo, non mi si può accusare di ingerenza. No. Si deve accettare che io metta questa proposta, sottolineo proposta, al servizio di tutti”.

Il cardinale Scola parla di un salto di qualità nella fede: “Il nostro impegno – dice – è anzitutto quello di passare dalla convenzione alla convinzione nel vivere la fede. Quel che serve oggi per il bene di tutti è una fede convinta. Un compito. Una responsabilità decisiva per Milano. Una città in rapida transizione”.

L’arcivescovo di Milano ribadisce che la Chiesa cattolica funziona per attrazione, non deve convincere la gente con dialettica e propaganda: “La Chiesa non è un partito né un’azienda. Non abbiamo bisogno di agit prop, non dobbiamo conquistare nessuno. Quello che domandiamo è il legittimo diritto di poter manifestare anche pubblicamente, in maniera rispettosa di tutti, dei diritti di tutti, la fede cristiana che è la nostra ragione di vita”.

Riguardo a Papa Francesco, il cardinale Scola ha dichiarato: “Questo Pontefice è un dono. Un gesuita schietto, rigoroso, deciso, vicino ai poveri, capace di interloquire direttamente con il popolo, con le piazze. È un vero testimone, perché i suoi stessi gesti sono un insegnamento. Mette il cristianesimo direttamente davanti alla gente. È un grande dono per noi, per tutta la Chiesa, per la nostra Europa invecchiata e affaticata perché per secoli ha dovuto portare il peso di problematiche complesse. Periferia è una parola scomoda ma affascinante. Penso alla grande periferia di Milano: trent’anni fa era il regno dell’anonimato, poi pian piano ha preso forma anche grazie alle parrocchie. La parrocchia fa tessuto civile, i nostri preti sono un presidio vigile del territorio, si rendono conto per primi dei problemi, li toccano con mano”.

Scola parla, quindi, della sua diocesi: “Milano deve trovare nella sua radice popolare la vocazione di sintesi e la voglia di proporsi all’Europa, oltre che al paese, come la rinnovata Mediolanum, luogo di incontro e intreccio di culture. Per questo non basta parlare di valori, bisogna fare e far fare esperienza dei valori. Può un futuro adeguato a una città come Milano, chiamata ad un ruolo internazionale, prescindere da Dio? Questa domanda io me la porto dentro e la rilancio a tutti, come offerta per aprire un dialogo sul bene comune”.

Fonte: intervista di Giangiacomo Schiavi per «Corriere della Sera»

AG.RF  01.07.2013

card.AngeloScola

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