di Stefano Celestri (AG.RF 29.09.2015) ore 18:42
(riverflash) – Una quadro di Caravaggio è l’occasione di scoprire la Sabina, territorio a nord-est di Roma. È una parte della Sabina che pochi conoscono perché ci si deve andare appositamente e non ci si casca dentro accidentalmente percorrendo strade statali. Probabilmente è questo il motivo per cui il paesaggio è rimasto quasi invariato dalla fine del 1500 e l’inizio del 1600 ai giorni nostri. Il quadro in questione è «Il sacrificio di Isacco» che raffigura l’angelo intervenuto a fermare Abramo mentre si accingeva a sacrificare Isacco, suo figlio adorato, per obbedire alla richiesta di Dio.
A palazzo Mattei di Giove, il cui ingresso è quasi di fronte al luogo dove venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, se ne è parlato ieri mattina. Relatore della conferenza Enzo Pinci, architetto romano che opera da anni sia nel campo del restauro che dell’architettura contemporanea. È inoltre un grande conoscitore della Sabina, terra per lui senza segreti. Ha raccontato come il vino sabino arrivasse a Roma percorrendo in barca il Tevere prima che i carrettieri dei Castelli inondassero di vino le mense romane. Nella prestigiosa sede del Centro Studi Americani, al primo piano del palazzo, Enzo Pinci parla come un fiume in piena, senza mai essere banale e ridondante. Caravaggio non ha lasciato disegni e ciò fa pensare che lui dipingesse d’impeto, sull’onda dell’emozione e senza preparare bozzetti. Tutti i suoi quadri ritraggono persone in azione, mai all’aperto. Sono quindi quadri senza paesaggio, tutti tranne «Il sacrificio di Isacco» che ha in paesaggio alle spalle di angelo e uomini. Pinci, aiutato dalle immagini, sostiene che lo sfondo de «Il sacrificio di Isacco» rappresenti Castel San Pietro, oggi frazione di Poggio Mirteto e a quei tempi uno dei feudi della famiglia Mattei, forse il più amato. Ancora oggi esistono i cipressi dello sfondo, c’è il castello e c’è un casolare sulla strada che sale. Tre o quattro indizi fanno una prova, sostiene Enzo Pinci, seduto al tavolo dei conferenzieri insieme al Soprintendente ai Beni Culturali del Lazio Agostino Bureca, allo storico ed esperto di tutela del giardino e del paesaggio Massimo De Vico Fallani, al presidente della Provincia di Rieti Giuseppe Rinaldi, al professore di tecnologia edilizia ed esperta del cantiere storico Nicoletta Marconi, allo storico dell’arte Claudio Strinati. Ha moderato l’incontro Paolo Conti, giornalista del Corriere della Sera.
Una scoperta di grande importanza e a recepirlo una sala piena, anche per i posti in piedi. Pinci sostiene l’ipotesi, confermata dall’autorevole contesto, che Michelagelo Merisi, il Caravaggio, si trovasse occasionalmente in Sabina per sfuggire ai guai con la legge che il suo carattere irruento gli procurava. Non era tipo che cercava per libera scelta la quiete della campagna. Ospite dei Mattei in Sabina potrebbe aver voluto ricambiarli dipingendo il loro feudo più amato. La famiglia Mattei, duchi di Giove, appartenne al più antico nucleo del patriziato romano e si estinse nel 1801 per la mancanza di eredi maschi. Ereditò beni e palazzi Giovanni Battista Canonici, marito di Caterina Mattei. Anche loro si estinsero e subentrò la famiglia Antici, di cui Adelaide fu madre di Giacomo Leopardi. Il giovane poeta soggiornò a palazzo Mattei di Giove nei pochi giorni che trascorse a Roma.
Al termine della conferenza è stata lanciata da Enzo Pinci l’idea di una mostra di Caravaggio, che ha sempre dipinto dal vivo, nei luoghi dove il pittore ha effettivamente realizzate le proprie opere. La Provincia di Rieti e il Comune di Poggio Mirteto hanno dato la loro disponibilità.
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