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I CANTI SCOZZESI DI HAYDN E BEETHOVEN ESEGUITI MAGISTRALMENTE AL TEATRO SECCI

trio_modigliani_2_1di Francesco Angellotti (AG.RF 03.03.2015) ore 01:14

Sono stato domenica 1° marzo ad ascoltare, presso il teatro Secci, la sonata di “Canti Scozzesi”, musicati da Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven.

 Chi non conosce la musica classica potrebbe esclamare perplesso. Ma che vai dicendo? Canti scozzesi? Haydn e Beethoven? Ma ti senti bene? Dimmi pure che era musica da camera e, se aspetti un attimo, provvederemo a chiamare immediatamente un’ambulanza che ti porti al manicomio.

 Il trio musicale era composto dai fratelli Angelo Pepicelli (pianoforte), Francesco Pepicelli (violoncello) e da Mario Loguercio (violino), che hanno accompagnato il bravissimo mezzosoprano Monica Bacelli.monica bacelli

   I due tempi si sono aperti con un’introduzione musicale più sul sinfonico, ma lo spettacolo ha riservato armonie cantate, classiche della tradizione scozzese, divise nel primo tempo con musiche elaborate da Franz Joseph Haydn, nel secondo tempo da Ludwig van Beethoven: se non ci credete, siete degli ignoranti (com’ eravamo noi prima dell’audizione).

   Dal punto di vista musicale, le impostazioni erano diversissime.  I due autori sono contemporanei, essendo nato il 31 marzo del 1732 a Rohrau e morto il 31 maggio del 1809  Haydn, mentre poco più giovane era Ludwig che era nato nel 1770 a Bonn e morì il 26 marzo 1827 a Vienna, se pur attese 3 giorni per essere sepolto a Zentralfriedrof; ma da lì, la sua anima si è espansa in tutto il Mondo librando su una musica celestiale.

   Dicevamo che l’impostazione dei due autori è stata radicalmente diversa, ed in effetti diversi sono tra loro anche nelle opere sinfoniche; ma, forse, proprio perchè si sono accostati ad un genere nuovo e diverso da quello abitualmente composto, l’espressione ha rinnovato la ricerca dei due autori. Mentre Haydn ha trovato nella musica una forte carica emotiva che elettrizza l’ascoltatore, Beethoven si è lasciato andare più alle melodie dolci e languide, che preludiavano pochi moti più tempestosi, come intervengono abituali nelle sue sinfonie.

   Il bis, invece, è stato un pezzo a parte, perché è stato suonato Mozart, che ha composto musica che si inseriva bene nell’esecuzione, ma era una parte dell’Opera “Le Nozze di Figaro”. Il giovane Amadeus si inserisce tra i due compositori, perchè è nato il 27 gennaio 1756 ed ha trasmesso una espressione musicale grandiosa e repentina, in quanto, pur avendo scritto molto, lo ha fatto non a lungo, essendo morto il 5 dicembre del 1791. Però il discorso su Mozart è molto particolare, perché l’autore viennese (a quei tempi giravano tutti lì intorno, essendo Vienna capitale economica e culturale) non può essere assimilato ad alcuno, e la sua corrente non deriva da altre, come non ha impostato linee seguenti; è un compositore Unico, caso della musica, ma Eccezionale.

   Sta di fatto, però, che anche queste proposte di Haydn e Beethoven sono stati casi isolati, perché non  avveniva mai ci si riferisse a motivi popolari per comporre testi rielaborati con un’impostazione classica: considerando Mendelson posteriore, oltre che di nascita (1809 – 1847), anche di genere.

   Volevo trattare i brani trattati da Haydn e Beethoven della musica scozzese, e mi sto lasciando andare a tante altre considerazioni. Cercherò di riprendermi,e di fare una considerazione tecnica. Più o meno, chiedendo scusa a zio Bernardino e zio Nando.

   Bisogna sapere che Haydn ha trascorso tanti anni in Inghilterra; quando è stato contattato con una proposta simile, non gli è parso vero di tradurre nel Classico quelle musiche che non venivano considerate, perché non firmate da autori di fama illustre; così, entusiasta, ha elaborato spartiti vivi ed esuberanti, in cui la delicatezza trova sfogo naturale nell’euforia. Musica bella e trascinante, tutta del ceppo scozzese, puramente scozzese; ma interpretata, con gioia, da una perfezione classica.

   Ludwigh, invece (mi si permetta di arrogarmi confidenza con un Genio che per me è la vetta musicale in assoluto), non era mai stato in Inghilterra, ma aveva appreso il bagaglio scozzese da esecuzioni popolari, sentite in terra germanica. Quando gli hanno proposto di prendere in considerazione questo certo tipo di esecuzioni, non ci ha pensato due volte: oltre che per un discorso musicale che avrebbe potuto sviluppare, anche per il fatto che “a soldi” non se la passava spensieratamente; quindi un lavoro era sempre ben accetto. Però, lo ha interpretato in maniera Geniale, anche perché sarebbe stato difficile per lui non proporre quel che è la sua materia d’espressione naturale. I temi popolari espressi a nord dell’Inghilterra li ha filtrati e, rispettandoli al 100%, ne ha trovato una delicatezza ed un languore che porta l’animo a scivolare sul sentimento dolce ed appassionato: con tempi forti e coinvolgenti che si impennano su una melodia assolutamente morbida e soffusa. Dobbiamo riconoscere, effettivamente, che la musica di Beethoven, giunta a maturazione, risente molto di un certo genere di ritmo che viene espresso dalla musica popolare: prendiamo i quartetti di strumenti a corda o il corale della nona sinfonia (e quando l’ha scritta Ludwig la musica la sentiva nel cuore, ma non più con le orecchie), sono palesemente rielaborazioni di musica popolare, esaltata nell’immensità dalla sua Arte.

   canti scozzesi02Un concerto così straordinario lascia solo un rammarico: i due fratelli Pepicelli sono di Terni, mentre il violinista Loguercio è di casa a Milano; i loro incontri sono frequenti e periodici, tanto da formare un gruppo unito che suona in perfetta sincronia; ma se potessero passare più tempo insieme, la loro elaborazione musicale e la ricerca assumerebbe un altro livello.

   Però, dobbiamo dire, per quel che son riusciti a fare, il concerto è stato splendido; conferma ne è venuta dal pubblico che, gremito (non c’erano posti in piedi perché non potevano essere fatti entrare), ha scrosciato d’applausi i 4 interpreti, che hanno ricevuto il successo, immagino, favorevolmente, ma con gran distinzione.

   E’ un atteggiamento che non rende artista, ma essenziale per essere Artista. canti scozzesi01

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