AG.RF.(redazione).02.02.2017
“riverflash” – Cambia la busta paga in base al ddl che vede come prima firmataria, la dem Titti Di Salvo e relatrice Valentina Paris (Pd), con la finalità di rendere più semplice la fruizione della busta paga. D’ora in poi, dunque, gli stipendi verranno versati solo in banca o alla posta posta e la firma sulla busta paga non costituirà prova dell’avvenuto pagamento. Si tratta di una novità che scaturisce dal disegno di legge (c1041) recante “disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori” che questa settimana è all’esame della commissione lavoro della Camera. L’obiettivo è quello di risolvere un problema che colpisce molti lavoratori italiani, visto che “alcuni datori di lavoro, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare al lavoratore, molto spesso, una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare”. Ora quindi, la scelta del sistema di pagamento è rimessa direttamente al lavoratore, il quale potrà optare per l’accredito diretto sul proprio conto corrente, per l’emissione di un assegno (consegnato direttamente al lavoratore o in caso di comprovato impedimento a un suo delegato) oppure per il pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale. Viene vietato in sostanza ai datori di lavoro il pagamento della retribuzione a mezzo di assegni o contante qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato. E quali saranno gli obblighi del datore di lavoro? Il provvedimento fissa l’obbligo per il datore di lavoro, al momento dell’assunzione, di comunicare al centro per l’impiego competente gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che provvederà al pagamento delle retribuzioni al lavoratore, nel rispetto delle norme sulla privacy. Allo stesso modo, l’ordine di pagamento potrà essere annullato soltanto trasmettendo alla banca o alle poste copia della lettera di licenziamento o delle dimissioni del lavoratore. Ma non è tutto: la proposta di legge prevede, inoltre), la stipula di una convenzione (entro tre mesi dall’entrata in vigore) tra il Governo e l’Associazione bancaria italiana e la società Poste italiane Spa che individua gli strumenti bancari e postali idonei per consentire ai datori di lavoro di eseguire il pagamento della retribuzione ai propri lavoratori, con l’importante previsione che ciò non deve determinare nuovi oneri né per le imprese nè per i lavoratori. Tuttavia il ddl esclude dagli obblighi introdotti i datori di lavoro che non sono titolari di partita Iva, i quali spesso non sono neanche titolari di un conto corrente. In ogni caso sono esclusi i rapporti di lavoro domestico e familiare (nei quali i datori spesso sono persone anziane o disabili), così come i rapporti instaurati dai piccoli o piccolissimi condomini (ad es. per pulizia scale o manutenzione verde condominiale). E infine, per i datori di lavoro che non ottemperano agli obblighi introdotti dalla legge, sono in arrivo pesanti sanzioni pecuniarie (da 5mila a 50mila euro), mentre per chi non comunica al centro per l’impiego competente per territorio gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che effettuerà il pagamento delle retribuzioni, sarà obbligato al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria di 500 euro e al successivo accertamento della direzione provinciale del lavoro, che procederà alle conseguenti verifiche.
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