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BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE

(riverflash)- Esce proprio oggi (04 aprile) il nuovo film di Giacomo Campiotti. “Bianca come il latte rossa come il sangue” è un “drammatico sentimentale”, dalle tinte forti, il bianco ed il rosso appunto, visti e vissuti da un quindicenne, Leo (Filippo Scicchitano), ambientato a Torino.Leo ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie protetta che speri si estingua definitivamente”. Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia (Luca Argentero), lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone.

Ma nella sua vita esistono i due colori: il bianco è l’assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Un foglio vuoto, del silenzio, delle responsabilità e della noia.  Leo rifugge il bianco e corre incontro al rosso delle passioni, dell’amore folle e dei capelli di Beatrice (Aurora Ruffino), la ragazza che gli ha fatto perdere la testa. Farebbe qualunque cosa per lei, perché la ama, solo che lei ancora non lo sa. Neanche i consigli e l’aiuto pratico degli amici del cuore Niko e Silvia, segretamente innamorata di lui dai tempi di una gita a Venezia alle medie, riescono a far trovare a Leo il coraggio di avvicinarsi a Beatrice e dichiararsi. Ma proprio nel giorno fatidico in cui i due si danno appuntamento tra i corridoi per conoscersi, Leo scopre che la bella ragazza dai lunghi capelli rossi non tornerà più a scuola per colpa di una leucemia che le sta strappando la vita. Distrutto dal dolore il ragazzo decide così di assistere Beatrice nella lotta contro la malattia e di dichiararle il suo amore come se nulla fosse accaduto. Proprio nel momento in cui il rosso sembra prendere il sopravvento sul bianco, Leo dovrà fare i conti con una malattia che sta pian piano colorando di bianco il rosso vivo del sangue della sua Beatrice. E così tra una partita di calcetto, amicizie che maturano e le pressioni del mondo adulto che sembra non capire il suo struggimento, Leo imparerà una lezione che sarà difficile dimenticare.

Il regista, torna a parlare con schiettezza ed empatia dei giovani, dell’adolescenza e di tutte le sue sfaccettature, di come la morte faccia parte della vita a qualsiasi età, anche in un momento in cui con positività ed entusiasmo ci si affaccia al mondo con tante speranze per il futuro. Ed è così che all’elaborazione del lutto per la perdita di una persona cara Campiotti aggiunge l’amarezza di Leo per la fine di un periodo dell’esistenza in cui non si è considerati né bambini né adulti, in cui si può pensare solo al divertimento e all’egocentrica, affannosa e incosciente affermazione di se stessi. Una presa di coscienza quella del giovane protagonista, che lo aiuterà a compiere scelte importanti e a confrontarsi con temi controversi come l’esistenza di Dio (che nel film diventa “Fin” grazie al completamento automatico degli sms del cellulare) e della malattia in un momento della vita fatto di spensieratezza, incertezza e novità in cui il problema più grande è quello di non riuscire a dichiarare il proprio amore alla ragazza dei sogni. 

Quello di Campiotti è un film che nasce, esattamente come il best-seller di Alessandro D’Avenia, da cui è liberamente tratto, dall’esigenza di fare “a botte con la morte” e vedere se alla fine della battaglia qualcosa si riesce a salvare. Un’opera vivace nei modi, dove si ride anche, ma un po’ svogliata nella narrazione, semplice come sanno essere le storie che parlano di vita vera ma anche tortuosa nel trovare le risposte alle tante domande del suo protagonista.

Insomma la vita, la morte e l’amore ci sorprendono continuamente e sono legati indissolubilmente tra loro da impensabili sfumature di colore. E’ senz’altro un film da vedere, specialmente dal pubblico degli adolescenti, al quale si ispira, perchè proprio per la sua semplicità può regalare loro un importante spunto di riflessione, frà un ” G.I. Joe – la Vendetta” e un “Jimmy Bobo“.

lobo -(AG-RF) 04.04.2013

 

 

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