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Balthus all’Accademia di Francia a Roma

 

110438076-16b3b8db-2cdf-498c-8be5-9c3900f38464di Sabrina Sciabica (AG. RF. 27.10.2015)

(riverflash) –  L’Accademia  di Francia a Roma ospita, fino al 31 gennaio 2016, le opere di un artista che ne fu Direttore dal 1961 al 1977, Balthasar  Klossowski de Rola, in arte Balthus (1908 – 2001).

Si tratta di una delle due sezioni della retrospettiva dedicata all’artista francese di origini polacche,  parallelamente a quella che si tiene alle Scuderie del Quirinale.

Ma mentre alle Scuderie si susseguono opere dai colori accesi e vivaci, relative ai periodi più intensi del pittore, la mostra di  Villa Medici è un po’ più intimista, dedicata ai suoi studi preparatori e soprattutto al periodo romano. In città egli visse per oltre dieci anni e, tra l’altro, si occupò personalmente del restauro della splendida Villa.

Tema centrale per l’artista è quello dell’infanzia e del difficile passaggio verso l’adolescenza e il mondo adulto. La profonda influenza della narrativa di Lewis Carroll evince nelle atmosfere oniriche create nelle tele. In esse si mostra da un lato l’innocenza della fanciullezza, dall’altro la malizia e l’istinto quasi selvaggio, nelle posizioni lascive e nella nudità dei corpi.

Eppure qui all’Accademia di Francia l’argomento è espresso in matite e carboncini, attraverso volti femminili dai tratti gentili e raffinati, dalle linee più morbide ed equilibrate.

Altro elemento ricorrente è la presenza del gatto, praticamente un alter ego del pittore. Da giovane aveva addirittura creato una serie di dipinti sulle avventure del randagio Mitsou, poi fatta pubblicare grazie a Rainer Maria Rilke (il poeta tedesco fu compagno della mamma di Balthus e, diventando come un secondo padre, fu un’altra importante fonte di ispirazione per tutta la sua produzione).

A Villa Medici ammiriamo l’olio La camera turca, realizzato dopo il viaggio in Giappone. La modella è la giovane moglie dell’artista, Setsuko, che in posizione adagiata ricorda le odalische di Ingres. Il quadro è  esempio del “realismo aspro” tipico del pittore: elementi concreti sono le uova – simbolo di fertilità – e i recipienti sul tavolino laterale (probabile richiamo al suo pittore italiano preferito, Giorgio Morandi). Ma Balthus vede la realtà dal suo personalissimo punto di vista e vi aggiunge elementi di stranezza, come quello sguardo provocatorio e inquietante di chi si è appena scoperta e vuole, adesso, farsi scoprire. È un ambiente reale, la camera si trova in una torre di Villa Medici, è esattamente così decorata (è opera del pittore Horace Vernet, anch’egli direttore dell’Accademia intorno al 1830) ed è visitabile durante i percorsi guidati alla mostra. Allo stesso tempo l’età della modella, lo specchio che tiene in mano, quell’atteggiamento voluttuoso, all’interno di una stanza orientaleggiante, danno vita ad un mondo infinito, visionario, fantastico.

I percorsi espositivi su questo autore controverso e anticonformista sono curati da Cécile Debray, Conservatrice del Centre Pompidou di Parigi, con la collaborazione di Matteo Lafranconi, Responsabile attività scientifiche e culturali dell’Azienda Speciale Palaexpo. Qui all’Accademia di Francia, dipinti, disegni preparatori e schizzi di Balthus seguono un ordine cronologico e tematico. Ci sono, inoltre, numerose polaroid dell’artista.

Si tratta, principalmente, di giovani modelle fotografate in pose sensuali e, poiché erano sparse nel pavimento dello studio del pittore, sono piene di macchie di colore.

Negli ultimi anni Balthus avvertì più pesantemente lo scorrere del tempo; la cataratta gli provocava parecchio fastidio e una certa inquietudine è evidente nelle sue opere. Sui numerosi tentativi di immortalare le immagini – sia scatti fotografici che disegni  – l’autore confessa: “Le variazioni alle quali torno così spesso sono in un certo senso figlie dell’insoddisfazione”… la strada del vero artista altro non è che un interminabile percorso verso una perfezione irraggiungibile.

 

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