AG.RF 29.03.2016 (ore 12:23)
(riverflash) – Il Pakistan ha decretato tre giorni di lutto in memoria delle vittime uccise a Lahore durante un attentato suicida. Le famiglie dei cristiani pakistani deceduti hanno iniziato a seppellire i loro parenti, ma non sono solo i cristiani a piangere i loro congiunti, ma con loro anche i musulmani, perché nell’attentato di Lahore quasi la metà dei morti erano di religione islamica. Difficile comprendere l’attacco in un parco nella seconda città più grande del Pakistan, volto a sopprimere i membri della minoranza cristiana riunita per la Domenica di Pasqua. Difficile comprendere perché islamici che frequentano le moschee e praticano i principi di Maometto siano disposti a uccidere altri musulmani. L’Islam punisce chi fa violenza a un musulmano e non solo. L’attentato è stato rivendicato da Jamaat-ul-Ahrar, una fazione dei talebani, che ha prima sostenuto pubblicamente lo Stato Islamico dell’Iraq e il Levante ISIL, noto anche come ISIS. Anche se l’attentato del 27 marzo era mirato principalmente a colpire i cristiani, la maggior parte di quelli uccisi a Lahore erano musulmani, che si trovavano anche nel parco la Domenica di Pasqua.
Almeno 70 persone sono state uccise, molte di loro sono morte lunedì 28 marzo a causa delle ferite riportate il giorno precedente. Centinaia sono stati anche feriti, hanno riferito i funzionari di Polizia. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini. Dei morti, almeno 14 sono stati identificati come cristiani, stando a quanto Lahore sovrintendente della polizia Mohammed Iqbal. Altri 12 corpi non sono stati ancora identificati. L’attentatore suicida si è fatto esplodere a pochi metri di distanza dal giostre per bambini nel parco Gulshan-i-Iqbal, o Giardino di Iqbal, di Allama Iqbal Town. Il parco prende il nome di Muhammad Iqbal, un poeta pachistano di primo piano e filosofo che morì a Lahore nel 1938.
In risposta alla tragedia il Pakistan potrebbe reagire con un giro di vite paramilitare nel Punjab, la provincia più ricca e più popolosa del paese. L’offensiva concederebbe a Rangers paramilitari poteri straordinari per condurre incursioni e interrogare le persone sospette, poteri simili a quelli i Rangers hanno usato per più di due anni nella città meridionale pakistana di Karachi.
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