2 Set 2015
Arte della civiltà islamica, l’Islam illuminato alle Scuderie del Quirinale
di Sabrina Sciabica (AG. RF. 02.09.2015)
(riverflash) – Contrariamente al pensiero di alcuni italiani che, generalizzando, fanno di tutti i musulmani dei terroristi, è un piacere partecipare alla conferenza stampa di una mostra sicuramente diversa dalle precedenti e interessante anche per fattori che vanno al di là dell’estetica, e per questo motivo preziosa.
L’arte della civiltà islamica si ammira alle Scuderie del Quirinale, a Roma, fino al 20 settembre.
Dal 1975 lo sceicco Nasser Sabah al-Ahmad al-Sabah e la sceicca Hussah Sabah al-Salim al-Sabah collezionano oggetti d’arte appartenenti alla loro cultura per coltivare una personalissima passione per il Bello e per comunicare al mondo gli aspetti più creativi dell’Islam illuminato.
La Sceicca sottolinea la sua gioia nel vedere esposta la collezione qui a Roma e ribadisce la disponibilità al prestito per altri musei. Ci spiega che dopo l’invasione del Kuwait molti luoghi d’arte sono stati distrutti e si augura che questi oggetti possano continuare a girare il mondo per testimoniare la grandezza di una antica civiltà – e si potrebbe aggiungere, per lottare contro il fondamentalismo, di qualsiasi tipo esso sia.
Questa eccellente produzione artistica testimonia, infatti, che la fede nel Corano non ha portato esclusivamente all’oscurantismo e alla violenza.
Il percorso ci fa riflettere, prima di tutto, sulla vastità delle conquiste musulmane che, nella sua massima espansione storica, comprendevano territori dalla Spagna all’India; dunque una civiltà multiforme, un crogiolo di etnie accomunate da un’unica fede.
Per questo motivo, la prima parte della mostra è suddivisa in ordine cronologico che, di seguito, si tenterà di tracciare per grandi linee.
A partire dal 622 con la cosiddetta Egira (ovvero Migrazione), data in cui Maometto decise di spostare la città santa da Mecca a Medina e che segna l’inizio dell’espansione dell’Islam; lo sviluppo dell’Impero Ottomano che ebbe il suo apogeo tra il XVI e XVII secolo; la conquista da parte dei Safavidi (una dinastia-confraternita mistica originaria del Kurdistan) della Persia (l’attuale Iran) nel periodo che va dal 1500 al 1700; e quella dei Moghul sull’India nello stesso periodo (terminata, in seguito, con la conquista britannica).
La seconda parte affronta lo studio dei caratteri ricorrenti e comuni a numerosi oggetti se pur la loro creazione avvenne in diverse parti del mondo.
Interessantissimo lo studio sulle architetture: nella collezione un’ampia sezione è dedicata a fregi, capitelli, pannelli ed altri elementi architettonici, esposti insieme a foto di splendidi palazzi.
Concetto fondamentale dell’espressione artistica islamica è quello dell’infinito, che ha origini in una profonda conoscenza della matematica e della geometria. Negli ornamenti interni, nei soffitti degli edifici, nei disegni su vari supporti, gli schemi geometrici sono numerosissimi.
Analizziamo, come esempio, i Muqarnas che oggi ritroviamo a Palermo, così come in tutta l’Andalusia o ad Istanbul, nonché in numerosi altri luoghi in cui avvenne la dominazione musulmana. In questo espediente decorativo si suddivide la superficie interna della cupola o di una parete in piccole nicchie angolari che si ripetono, come in un caleidoscopio, dando l’impressione di moltiplicarsi senza fine. Esse suggeriscono l’idea che l’uomo possa individuare e ricreare soltanto una piccola porzione rispetto all’enorme creazione divina che è, invece, illimitata. E, ancora, sono profondamente legate al concetto di Dio che, nell’Islam come nel Cristianesimo è, di per sé, inconoscibile e infinito. Una fra tante, la tradizione dei novantanove nomi di Allah, vuole che chi conosce il centesimo nome di Dio entrerà in Paradiso: “Ad Allah appartengono novantanove nomi – cento meno uno – non li memorizza se non colui che entrerà nel Paradiso”.
Nelle sale ammiriamo manufatti antichi per un valore stimato di 43 milioni di sterline tra tappeti, miniature, utensili, astrolabi, giare, manoscritti e, per finire in bellezza, gioielli in oro e pietre preziose.
Lo spettatore è qui trasportato in un mondo da Mille e una notte e percepisce la sensazione che l’Arte superi il tempo e possa sbocciare in qualsiasi luogo del mondo, ovunque ci siano ingegnosità, estro e genialità.
Ancor di più ai nostri giorni, essa può essere valida risposta al terrore e concreto strumento di educazione alla pace, alla tolleranza, al rispetto.