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ALLA SCOPERTA DI TRIPONZO, SULL’ANTICA VIA TRA NORCIA E SPOLETO

triponzodi Francesco Angellotti (AG.RF 20.05.2015) ore 22:41

(riverflash) – Quando vado a lavorare all’Ippodromo Martini di Corridonia, la strada che mi conviene fare è la Valnerina, e il tragitto rincuora offrendo paesaggi bellissimi.  Nella prima metà del percorso, dopo una piccola galleria, appare il piccolissimo paese di Triponzo, che mi ha sempre affascinato. La strada percorsa è sempre quella, traverso il paese fatto di 2 case ed è un attimo; ma mi ha sempre incuriosito, spingendomi ad indagare nella sua intimità e arricchendomi della Pace trasmessa dall’ambiente circostante, calcolando che nei millenni il fiume ha scavato una profonda gola, in pizzo alla quale sorgono le abitazioni che hanno una vista incomparabile.

   Per non privarci di bellezze che si dice sempre; “poi ci andremo quando torneremo”, convinti che l’atmosfera attirerà al più presto nuova escursione ma succede che non torni mai, allora con cari amici ci siamo fermati un poco prima del paese; praticamente dove è percorribile ancora il tracciato della strada che un tempo (neanche tantissimo) costituiva la via tra Norcia e Spoleto. Adesso è meno percorsa, perché si può andare solo a piedi, al limite in bicicletta, ma non lo fanno spesso.

   Certo la camminata è lunga, più di 2 ore anche se senza alcuna fretta; ma è bellissimo perdersi nel verde, facendo attenzione alla diversa vegetazione che coglie lo sguardo per essere definita, alberi, piante, tratturi, passaggi d’animaletti tra il curioso e lo spaventato da un’insolita presenza, panoramica chiusa da fitte fronde ed improvvisamente l’orizzonte aperto ad una vista a tutto campo; tutto seguendo il percorso del Nera, che spesso viene a dar conforto col suo scorrere, indicando che la strada intrapresa è quella giusta. Ed, infatti, dove sbuca? subito dopo il paese di Triponzo, di cui si vedono le case da poco passate. Andiamo a cercare un posto ove mangiare i panini che ci siamo portati? Ci incamminiamo verso il centro, ma, pensandoci bene, non possiamo privarci della bellezza che siam venuti a scoprire, casomai solo per pigrizia. Allora, proprio a 2 passi dove sbuca la via appena percorsa, un piccolissimo viottolino porta fino ad un ponticello; attenti però a non scivolare, se no finite nel fiume (anche se in quel punto non è molto alto), e non passate sul ponticello con troppo entusiasmo perché risente dei movimenti ed onduleggia. Ma un poco d’attenzione, neanche problematica, vale la pena di averla, perché dopo una breve discesa, si arriva ad un piano che sembra una spiaggetta, ma di ghiaia; comoda però, per distendersi alla Natura e ristorarsi al rumore del fluire dell’acqua, divertendoci dei giochi che il cane che ci siamo portati che gioca sapendo fin dove può spingersi, ma è tutto bagnato.

   Rifocillati anima e corpo, stiamo a Triponzo, andiamo a scoprire Triponzo: tanto sono due case, in cui secondo il censimento del 2001 risiedono 45 abitanti. Venendo da città con milioni di persone, non si riesce a capire come si possa trovare interesse in posti che quasi non esistono: per cui la lezione è importante, perché solo in certi posti si trova ambiente e spirito per trovare ed esprimere l’ Umanità che pulsa dentro.

   Inoltre, piccolo quanto volete, ma anche Triponzo è preziosa di testimonianze che vanno da Edifici d’Epoca a Storia passata, che ha lasciato il segno. Per di più, devo dire che questa cosa non sono andato a vederla perché l’avrei dovuta cercare e chissà dov’è, in un’epoca in cui l’Uomo era agli esordi dell’evoluzione ed era ancora un ominide, ovvero nel V millennio, lo scorrimento delle acque nella gola profonda comportò la creazione naturale di una barriera di travertino, formando un grande Lago; e vicino si sono trovati resti di culti  funerari dell’Età Neolitica. Come se non bastasse, nei pressi del paese ci hanno dato notizia della presenza di una Grotta con Androne alto almeno 10 metri e profondo più di 60, che ancora oggi è deposito lacustre ricco di microfossili dulcicoli.

   Tu dici: mamma mia! Un posto ricco di reperti antichi del V millennio così importanti nel cuore dell’Umbria!

   Si, va be’, ma mica è tutto qua. Senza che arriviamo così lontano nel tempo, molta Arte si può ammirare. In questa frazione di Cerreto, che ha dato il nome a un buon cavallo  (scud. Alpina – allenato da Sergio Cumani – montato da Lester Piggott – vincitore del Derby Italiano tanti anni fa), si può ammirare un Castello, sulle balze alla confluenza del fiume Corno con il Nera; poi c’è da calcolare che il nome del loco è stato formato dal latino Tripontium, che vorrebbe dire “luogo con 3 ponti”; sì, perché oltre ad un Ponte d’epoca Romana, ne erano agibili altri 2 d’epoca preromana. Erano, perché non lo sono, in quanto sono stati fatti sparire, ed in questo la esigua popolazione ha avuto le sue rimostranze con chi si è comportato bene per raggiungere un posto al Quirinale, meno con i Beni Archeologici, lasciando alla distruzione Arte che la sua Cultura non capiva, che sarebbe dovuta essere considerata in altra maniera; e questa non gliela perdonano.

   Se si arriva al Castello Medioevale, si possono notare avanzi della cerchia di mura turrite a pianta rettangolare, vicino ad un alto Torrione trecentesco. Però è un vero peccato che in un posto a 420 metri sul livello del mare, il centro termale con fonti sulfuree a 24° C, che ha avuto origini in epoca Romana, dotato di ricche proprietà terapeutiche, sia chiuso per questioni di budget ma anche di continuità del flusso idrico.

   Per piccolo che sia, non è possibile che manchino Chiese! Per lo meno, quelle che ci sono, sono belle e d’Epoca: Santa Caterina, del XIV – XV secolo, e poi nella Chiesa Parrocchiale s’erge un Portale ed una Fonte Battesimale del XVI secolo.

   Tutte ‘ste cose, ma il Paese? Dov’è?

   Dov’è, salendo in alto, vari piani di abitazioni in uno stile ricercato ed omogeneo, immaginerete quanto antico; tutto, perfetto, pulito, ordinato, a posto senza uno straccio in disordine. Casomai non c’è molto movimento, ma questa è la Forza, il Messaggio di questi luoghi che appaiono dispersi, ma con il loro bagaglio storico e la loro grandezza Artistica, ci dimostrano che nella Pace, e senza tante Frenesie schizzoidi, dobbiamo arrivare ad un’armonia Umana e Collettiva, se vogliamo che il processo del Genere Umano prosegua la sua Evoluzione; visto che ormai che abbiamo più che capito che il contrasto porta a creazione distruttiva: salviamo l’Anima, salviamo la Vita!

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