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ALDO CLEMENTI SOTTO UNA NUOVA LUCE GRAZIE ALL’ISTITUTO DI MUSICA BRICCIALDI

clementi aldodi Francesco Angellotti (AG.RF 28.05.2015) ore 11:25

(riverflash) – È veramente importante lo studio che l’Istituto di Musica Briccialdi offre a coloro che si interessano di Musica; quella seria intendo, non le canzonette strillate a voce sguaiata. La Ricerca non è una ripetizione ovvia e scontata di quanto sono Grandi i Nomoni tradizionalmente applauditi, ma partendo da una cultura che affonda le basi nella Storia, amplia all’attualità il discorso musicale, che s’arricchisce di Nuovi Generi e Nuovi Autori, che son degni d’entrare nel corso della Storia della Musica. Per dire, un musicista moderno come Aldo Clementi, non è conosciuto come Beethoven o Bach, ma non dovrebbe subire l’onere dell’attualità, che esalta la scenografia non cogliendo il contenuto. Quest’autore è veramente un personaggio chiave nell’evoluzione musicale, perché il suo studio ha seguito correnti e lo hanno portato ad elaborare un’articolazione sulle note che veramente porta al Nuovo, con un senso profondo se s’impone su un filo filosofico.

   Non sto traslando il discorso, parlo di Musica; però, all’incontro presso l’Istituto Briccialdi, è stato suonato un pezzo elaborato nel 1995, composto verso la fine della carriera di Clementi, in cui la sua elaborazione intellettuale presenta uno spartito di poche righe, che partendo da un accordo in La si espande 3 volte nello stesso motivo, che piano piano rallenta e si smorza dando l’idea di un carillon; questo pezzo, a secondo dell’interpretazione che vuole svolgere il gruppo d’esecutori, può durare 3 o 30 minuti: poche righe di spartito! E’ questa, scusate mi pare evidente, un’elaborazione musicale ed intellettuale ricercatissima, che pone apporto e dubbi per quanto riguarda il concetto del Tempo e l’accostamento di tendenze opposte che riescono ad essere parte di 1 sola armonia (chi non ha ascoltato il concerto questo non può capirlo, ma la composizione AMBUMBLAT, per voce, chitarra, 2 violini e flauto forse l’avete ascoltata; quanto è durata?).

   Il compito che si è assunto l’Istituto, non è quello che riguarda l’esecuzione di concerti Belli ed Interessanti, ma quello di trasmettere Cultura Musicale, affondando nei contenuti Umani e Progressisti il Messaggio. Interessante, quindi, la nuova forma d’incontro che si è sviluppata mercoledì 27 maggio. Brevi sono state le esposizioni del direttore Fabio Maestri e del compositore-direttore Patrizio Esposito, che da allievo del maestro Clementi subito dopo l’Accademia, ha ben conosciuto l’Autore e ne ha potuto parlare con esattezza.

   Ma oltre agli interventi dei presenti, che sono stati molto succinti ma hanno dato una chiara spiegazione delle tematiche, si è mostrata una ripresa filmata, messa insieme dallo stesso Esposito che l’ha effettuata nel 2013 e l’ha proiettata nelle più importanti occasioni tipo la Biennale di Venezia; ne ha fatto un sunto a Terni per dar spazio alla Musica, che riportava quel che si era sentito nel filmato; tante persone d’alto livello, oltre allo stesso Clementi ormai Grande sul filo del ricordo e non più delle Composizioni. Approfonditi gli interventi dei personaggi che hanno conosciuto l’Autore, e hanno potuto riportare su dettagli affascinanti.

   Ma, dopo essere stati eruditi sulle tematiche proposte dalla Musica, si è ascoltata la testimonianza che attendeva solo verifica. Si è quindi iniziato con tre piccoli pezzi del primo concerto composto a 25 anni nel 1950; spezzoni eseguiti al pianoforte in un’esecuzione a 4 mani in cui Emilia Donatelli e Cristina Morrone si sono trovate in ottima sincronia. Il pezzo risente molto della giovane età del Compositore, assorbendo molto all’inizio dell’impostazione lanciata da Bela Bartok,  però già esprimendosi in articolazioni personali evidenti.

   Subito dopo, per far notare quanto ha significato l’evoluzione musicale, è stata eseguita “Barcarola”, concerto per pianoforte a 4 mani del 2006. Notare per inciso, tra l’altro, che i pezzi non vengono chiamati con l’accordo iniziale che è dominante in tutta l’esecuzione (concerto in Do maggiore, in La minore e via discorrendo); vengono dati nomi di fantasia, perché l’assetto musicale si è sconvolto e non c’è più Il Tema da seguire, ma è la Ricerca del Tema che bisogna raggiungere. Anche questo è un dato importante se si vuol capire la musica del ‘900. Quindi, partendo da zero, questa musica artigiana, elaborando la tradizione, scaturisce nel moderno, producendo attraverso una deflagrazione, una Musica chiamata Aleatoria; non ci dilunghiamo a spiegare il motivo divertente del nome, tanto è quasi inutile.

   Un altro pezzo ascoltato si chiamava spiritosamente 2 per 6, non m’intratterrò neanche su questo titolo. La composizione per pianoforte e violino, che era suonato da Veronica Canestrini, è un tonale cromatico molto lento, il cui significato strugge l’animo attento che si lascia coinvolgere.

   Prima della conclusione, Patrizio Esposito ha presentato una sua composizione, “the perfect game”: una musica fonetica che, partendo dal La, si espande sviluppando 3 volte lo stesso ritmo che gradatamente si affievolisce. E’ uno studio interessantissimo, vorrei riascoltarlo per tenerci su una conferenza.

   Conclusione con Albumblatt, composto nel 1995. La singolarità della composizione veramente è unica, molto ben eseguita oltre che dagli interpreti già segnalati, anche da Chiara Dragoni al flauto, Veronica Bocci al violino, Gabriele Petrillo alla chitarra, Giulio Calandri, Alessandro Beco e Giacomo Bacchio alle percussioni; ultima aderente al concerto, Rena Akashi, bella e non italiana sicuramente (indiana? forse, o zone limitrofe, non ho chiesto, ma che senso avrebbe avuto? E’ brava e basta). C’è da chiedersi: ma una sola parte cantata, e la fai interpretare da una straniera? No, non mi fate questa domanda perché è troppo stupida. Infatti, il suono vocale non è cantato, ma viene intonata un’armonia su base  volante; e le melodie non sono chiuse in una lingua o dialetto. E’ bellissimo e trascinante sentire i suoni delle percussioni che dialogano, quando non litigano, con un accompagnamento veramente adeguato, tutt’ insieme lanciando all’ascolto una musica ricca che parla più eloquente di un discorso come troppi se ne sentono; ed è bellissimo sentirsi oscillare sulle note, che portano dolcemente o con impeto fin in direzione che spazia nell’Emisfero.

   Ci sarebbe ancora tanto da dire: sulle composizioni, i ragazzi bravissimi esecutori, i professori profondamente preparati, l’autore della materia di studio ricco di musica e cultura, ci sarebbe tanto da dire. Ma l’articolo già è abbastanza lungo, diventerei solo noioso. Però una proposta la faccio: le considerazioni che io riporto in piccola parte, venite voi a coglierle per intero: Istituto Briccialdi a via del Tribunale, 30 maggio, 2 – 5 – 9 – 11 – 12 – 15 . 18 . 21 giugno.  Se c’incontreremo, Vi offrirò l’aperitivo a casa mia.

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