di Maria Michela D’Alessandro (AG.RF. 12.10.2015) (river flash) – Era il 2 ottobre del 1955 quando nelle edicole di tutta Italia usciva per la prima volta un giornale che sarebbe passato alla storia, l’Espresso. Una mostra, al Vittoriano di Roma fino al 27 novembre 2015, dal titolo “La nostra Storia. Sessant’anni dell’Italia e del mondo attraverso le foto de l’Espresso”, celebra il settimanale, le sessanta candeline appena spente, le inchieste che lo hanno e ancora lo caratterizzano, lo stile pungente, libero ed unico nel raccontare l’Italia.
Nelle sale dell’Ala Brasini del Vittoriano di Roma le copertine ci sono tutte, accanto ai quasi quattrocento scatti presenti nell’esposizione. Cosa è cambiato da quel lontano 1955? Non solo il formato, dal cosiddetto lenzuolo a rivista, ma anche i direttori, i fatti da raccontare e i cronisti. Tuttavia, il modo di fare giornalismo d’inchiesta non è cambiato.
Il titolo della copertina dello scorso 2 ottobre 2015 “Bruxelles corrotta, nazione infetta”, ricorda così quello del primo numero del 2 ottobre 1955, “Capitale corrotta nazione infetta”, interamente ristampato. Il racconto dell’Italia dal Dopoguerra ad oggi è tutto lì, raccontato e affisso alle pareti per rivivere più di mezzo secolo del nostro paese.
Le stanze, tematiche, sono dedicate a stagioni storiche particolari: il boom, i diritti civili, i misteri e gli scandali d’Italia, il terrorismo, le guerre, Mani pulite, la lotta alle mafie, l’ambiente. E poi, l’inchiesta sull’aborto, il fenomeno delle migrazioni e le stragi di questi mesi nel Mediterraneo, un’intera parete dedicata a Berlusconi, il fotoreportage della caduta del Muro di Berlino, l’Italia della Prima e della Seconda Repubblica, la Cina di Mao e la guerra in Vietnam.
Voluta per iniziativa di Eugenio Scalfari e Arrigo Benedetti, rispettivamente il fondatore e primo direttore della rivista, la mostra è stata curata da Bruno Manfellotto, direttore de l’Espresso dal 2010 al 2014.
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