Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

AL GLOBE THEATRE UN “SOGNO” LUNGO 10 ANNI

sdrdi Valter Chiappa

(AG.R.F. 13/08/2016)

(riverflash)       Un sogno lungo 10 anni, un sogno da cui non si ha nessuna intenzione di ridestarsi. Questa l’impressione ricevuta al termine della prima del “Sogno di una notte di mezza estate”, quando un pubblico che stipava il Globe Theatre in ogni ordine di posti ha osannato la passerella degli attori con uno scroscio infinito di applausi. 10 anni, oltre 100.000 mila spettatori, ma tutto sembra come all’esordio, quando il magico allestimento di Riccardo Cavallo, che oggi guarda il suo spettacolo dal cielo stellato al di sopra del palcoscenico, stregò per la prima volta gli spettatori.

Il “Sogno di una notte di mezza estate”, lo si sa, è un tripudio d’invenzione. Commedia romantica che snoda fra mille colpi di scena gli intrecci amorosi fra due coppie di giovani ateniesi; fiaba fantastica che introduce ad un magico mondo popolato di re e regine, fate e folletti, trucchi ed incantesimi; farsa esilarante delle tragicomiche gesta di una compagnia di attori scalcinati, teatro nel teatro. Vicende che si intersecano e si confondono, registri che si sommano in un perfetto contrappunto, linguaggi che si moltiplicano alternandosi. Perché il “Sogno di una notte di mezza estate”, anche questo si sa, è una esplosione di scrittura: dai fioriti corteggiamenti fra gli amanti agli arguti battibecchi fra le rivali in amore, dal profluvio di versi traboccanti di invenzione delle parti in rima, alle gag da avanspettacolo degli intermezzi comici.

Shakespeare racconta la magia e come misteriosamente, è sicuramente accaduto anche a lui, ci si possa trovare immersi in essa, uscendo dalla città della propria vita ed entrando in un bosco incantato, dove il filtro di un fiore miracoloso può condurci ad un sonno pieno di fantastiche sorprese, da cui è inesorabile svegliarsi, ma non senza un’invincibile nostalgia.

Ho avuto una visione straordinaria.
Ho fatto un sogno che nessun intelletto umano riuscirebbe a spiegare. E c’è da far la figura del somaro soltanto a provarcisi.
Mi pareva d’essere… nessuno può dire che cosa. Mi pareva d’essere…e mi pareva d’avere…
Ma soltanto un pazzo potrebbe tentar di dire quel che mi pareva d’avere.
Occhio umano non poté mai udire, orecchio umano non poté mai vedere, mano umana non poté mai gustare, lingua umana mai concepire, e cuore umano mai narrare, che sogno fosse il mio.

dig

E dentro quel bosco, stregato da quell’incantesimo, deve essersi trovato anche Riccardo Cavallo quando concepì il suo spettacolo, arricchendolo con fantasia sfrenata di effetti scenici suggestivi, di costumi fiabeschi, di trovate comiche irresistibili, di movimenti scenici perfettamente orchestrati, di un trascinante commento musicale.

Dieci anni fa ha condotto per mano i suoi attori con sé e loro hanno imparato la strada; e anche oggi che lui non c’è più, si lasciano trascinare dallo stesso incantesimo ed entrano in una trance interpretativa, strappando appalusi a scena aperta. Bravi, bravi tutti. Sebastiano Colla (Demetrio) e Marco Paparella (Lisandro) mettono a servizio dei loro personaggi prestanza e doti atletiche; Federica Bern (Elena) e Valentina Marziali (Ermia) affilano nelle schermaglie amorose le unghie della più esasperata femminilità; Claudia Balboni (Titania), strepitosa, spinge la voce ai registri più acuti, per trasformarsi nella cinguettante innamorata di un somaro; Carlo Ragone con postura regale e recitazione impostata crea intorno al suo Oberon un alone di irraggiungibile e carismatico mistero. Fabio Grossi vola, leggero nonostante la mole, e pare invasato dalla stessa dispettosa follia del suo Puck. E poi, beniamini indiscussi del pubblico, i goffi commedianti: Marco Simeoli (Pietro Zeppa), che inventa un esilarante dialetto partenopeo; il roboante e pirotecnico Gerolamo Alchieri nei panni di Nick Chiappa; gli esilaranti, tutti, Roberto Stocchi (Francis Ciufolo), Roberto Della Casa (Tassello), Claudio Pallottini (Tom Beccuccio), che cavalcano le loro gag strappando risate ininterrotte. Ed infine, ma non ultimi, tutti gli altri, tutti degni di menzione: Martino Duane (Teseo), Andrea Pirolli (la Fata), Raffaele Proietti (Filostrato), Alessio Sardelli (Egeo), Daniela Tosco (Ippolita).

dig

Il profumo del fiore fatato si spande acutissimo nel magico cerchio del teatro e stordisce tutti. Non c’era, in quell’applauso senza fine, solo compiacimento per aver visto un bello spettacolo, ma il trasporto, l’ebbrezza, la consapevolezza di essere entrati, seguendo Shakespeare, seguendo Riccardo Cavallo, accodandosi agli attori, in una dimensione fantastica.

Si esce poi dal teatro; magari si guarda ancora una volta alle sue luci ancora accese, e poi si esce. Ma ogni spettatore avrà, ne siamo convinti, sbirciato nel bosco di Villa Borghese reso cupo dalla notte incombente, sperando di trovare, nascosto fra le fronde, un folletto, magari Puck in persona, che ridendo sguaiato lo prenda per mano per condurlo ancora una volta a sognare.

 

 

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*