Di Francesco Angellotti AG.RF 23.02.2016 (ore 12:33)
(riverflash) – Capita spesso, e se ne può essere entusiasti, di ascoltare Bei Concerti; bravi musicisti, che suonano autori classici fuori discussione, in una Sala da Concerto con buona acustica: l’applauso è una sicurezza. Però, non contenta di un successo che avverrebbe con sicurezza, scontato, l’Associazione Musicale ARABA FENICE, affidando le Tematiche alla Ricerca, propone espressioni musicali ricercate, che svelano risvolti curiosi, ma Artistici. La Musica, gli Autori, non bisogna inventarseli tra i più stravaganti per cercare la Bella Musica; se si sono affermati dei personaggi, ci sarà una ragione; anche se i motivi sono così disparati, diversi, contrastanti, da rendere il Campo della Musica una linea culturale Progressista nella Società. Quel che è bello, è studiare le diverse espressioni, trovando il filo che mostra un senso; che sempre è attuale, perchè sempre si può prendere come messaggio nelle diverse situazioni, anche se il contenuto viene interpretato diversamente a seconda dell’Ottica con la quale si osserva. Questa è Arte.
Le serate concertistiche dall’Associazione Araba Fenice, hanno presentato concerti al pianoforte molto interessanti; vengono ascoltati brani di spartiti più articolati, interpretati sempre in una maniera personale, con un contenuto importante nel significato che ci sembra sia giusto interpretare.
Ultimamente è sceso sul palco un concerto, bellissimo, di 2 pianoforti che parlavano tra loro, e ci siamo appassionati quando, riportando l’avvenimento su questa testata, rivivevamo la sofisticata interpretazione dei due bravissimi interpreti. Adesso, invece, il rapporto a 2 al piano è molto diverso, perchè domenica 21 febbraio abbiamo ascoltato Luca Colombo e Sugiko Chinen, che hanno fatto ascoltare bellissime musiche di grandi Autori, ma con 1 solo strumento: un pianoforte suonato a 4 mani.
Potremo comunicare quanto sia stato appassionante partecipare ai 5 paragrafi in programma, estratti da composizioni di Autori… com’ho detto prima? … Fuori discussione. Ma il programma già è stato presentato nell’annuncio del concerto, pubblicato nei giorni scorsi; sarebbe quindi una inutile ripetizione, anche se il giudizio dopo l’ascolto porterebbe il messaggio a dar sfogo ad un’ambiente da Favola, che si era irradiato in tutta la Sala.
Due parole, allora, solo sui 2 bis, che nonostante l’ironia simpatica di Luca, in effetti non sono stati richiesti, bensì acclamati. L’ultimo brano ascoltato, è stato un tempo tratto da “L’Imperatrice delle Parole”, opera 11 del 1867; però di Maurice Raver già avrete potuto leggere nell’esposizione del 2° brano in programma, la raccolta di 5 pezzi infantili “Ma mère l’Oye”. Potrei parlare del baietto con lista bevente che ho montato diverse volte in corsa e, più che essere condotto, mi insegnava i trucchi della corsa; ma non è adesso il momento di tornare a certi ricordi, anche se non passeranno mai. Diremo solo che il concerto è iniziato con Debussy (anche qui lasciamo perdere il saurino tutto spirito di coraggio), che in un concerto al pianoforte è La presentazione Giusta; poi, dopo Ravel, si è suonato Faurè, Poulenc e Casella; tutti autori a cavallo tra l’8 e il ‘900.
C’è da dir solo di Edvard Grieg, che è stato introdotto come bis con il tempo fantasia in Re+ della sinfonia la ” Voce del Mattino”. L’autore nacque nel 1843 a Bergen in Norvegia, ove morì nel 1907 e dove è sepolto insieme alla moglie Nina. Amante di Cajkovskij, ha seguito molto lo stile di Dvorak, Bruckner e Bizet, seguendo uno stile armonico, sciolto, come diceva lui: paratattico.
E’ rimasto meno spazio di quel che speravo per parlare dei due musicisti, ma è giusto dar loro un rilievo primario, nell’esaltazione dolce e languida, risultata dalla loro interpretazione. Si conobbero proprio al conservatorio, ove si trovarono uniti nello studio e nell’interpretazione; l’incontro musicale fu sintomatico di un’Intesa Ideale, che ha unito Luca e Sugiko in un discorso che ha unito le personalità in una proposta di Vita nell’Arte. Infatti, dovreste aver visto com’è bello il loro figlio, che è dalle caratteristiche giapponesi, evidenziando caratteristiche dominanti nella trasmissione di Sugiko. Ma questo non vuol dire su come la coppia s’esprime dolcemente ed armonicamente, con una intesa perfetta nell’esprimere discorsi su una tastiera che, più che dialogare con un altro strumento, si rimugina mentalmente cercando i diversi lati di un solo argomento.
Se posso fare un appunto puramente personale, mi sembra interessante il fatto che Luca e Sugiko vivano a Milano. E’ importante prendere spunto dal concetto che la Musica è sempre stata un’Espressione Ideale che ha precorso i Tempi, e che adesso i moderni compositori si stanno dibattendo in diverse tematiche, per cercar coordinamento e omogeneità, con un bagaglio che lancia nuovi contenuti che partono dal contesto passato che non è trascurabile. L’unione di Luca e Sugiko, che già rappresenta un arricchimento di due culture diversissime che non si confrontano per distruggersi, ma si confrontano per ampliare nell’Essenza, sarà bello ed importante se sarà portata d’esempio, e se trasmetterà l’ attuale significato che mostra come sia la dinamica che bisogna seguire, iniziato il nuovo millennio.
Abbattiamo, o meglio, superiamo i concetti che ci tengono legati a Valori e Concetti ormai non più attuali, e lanciamoci sulla strada che la nuova situazione sociale esige, per superare contrasti, divergenze, mentalità stantie oscurate dal Conservatorismo.
La Musica è sempre stata un discorso importante, che ha guidato il progresso e l’Evoluzione Sociale. Il discorso unito e personale di due Fonti apparentemente lontanissimi, con tutte le varianti e le sfumature che evidenziano l’affermazione delle personalità, sono articolate da un solo pianoforte, e sia questo un Esempio… a chi vò stà a sentì.
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