15 Lug 2014
80 ANNI DI GIORGIO ARMANI
di Valentina Riso (AG. RF 15.07.2014) ore 12. 40 (riverflash) –
Lo stilista Giorgio Armani ha compiuto 80 anni. Nato a Piacenza l’11 luglio del 1934, Armani è un professionista che ha saputo investire nel Made in Italy registrando in 40 anni di lavoro una crescita costante e senza cenni di crisi con 2203 negozi, 12 stabilimenti di proprietà per un totale di 6500 dipendenti.
Nel corso dei suoi lavori è stato spesso criticato di avere poca fantasia e in un mondo, quella della moda, pieno di novità, Giorgio Armani ha inseguito un stile sempre pacato caratterizzato da abiti dai colori puliti, nitidi e freddi come il grigio, il beige, il greige (una nuova tonalità tra il grigio e il color sabbia terroso) e ovviamente il blu – Armani, protagonista indiscusso delle sue produzioni di moda sin dalla origini. Successivamente ci fu l’introduzione del nylon dei militari per i giubbotti da città e la seta per il tailleur da manager.
Quella dello stilista italiano è una storia piena di gavetta e sacrifici, ma anche di tenacia e continua ricerca della perfezione, fino alla consacrazione nelle passerelle dell’alta moda di Parigi, Milano e New York. Da vetrinista alla Rinascente, alla Hitman, alla fondazione del suo marchio con Sergio Galeotti (suo socio scomparso a 40 anni nel 1985) nel 1975, la storia di Re Giorgio è costellata di successi che hanno portato lo stilista italiano a essere tra i più apprezzati anche nel mondo patinato di Hollywood. Da “American Gigolò” (1980) al più recente “The Wolf of Wall Street”, da “Gli Intoccabili” a “Il cavaliere Oscuro”, Giorgio Armani ha vestito grandi attrici e grandi attori come Robert De Niro, Leonardo di Caprio, George Clooney, Christian Bale, Jodie Foster, Claudia Cardinale e Sofia Loren, e grandi registi, come Martin Scorsese. L’amicizia di Giorgio Armani e Martin Scorsese risale al 1990, quando il regista girò “Made in Milan”, omaggiando lo stilista italiano con un breve documentario sulla sua vita e la sua produzione di moda. Armani visto nella sua più intima essenza progettuale prima dagli americani che in Italia, notò come i testimonial, le celebrity, che a tutt’oggi sfoggiano i suoi capi sui red carpet di mezzo mondo possono influenzare il gusto di un’epoca molto più di una pubblicazione di moda.
La sua bravura è stata quella di comprendere l’epoca nella quale ha iniziato a muovere i primi passi come stilista, in particolare analizzò lo stile della donna uscita più o meno trionfante dagli anni del femminismo e arrivata con fatica nelle stanza del potere, pronta a rivestire un nuovo ruolo. Eliminate le gonne lunghe, pesanti e rigide comprese l’esigenza di creare una vera e propria divisa in modo da renderla autorevole ma naturale reinventando un blazer al femminile adattandolo alla sua silhouette.
La giacca è stata il suo punto di partenza aggiornata ma senza mai tradire lo spirito originario, rifiutando le convenzioni ma senza eliminare ciò che di positivo vi era negli abiti del passato. Il suo obiettivo era creare abiti per un epoca meno formale ma che richiedesse allo stesso tempo un stile preciso. Disegnò una giacca che destrutturasse la silhouette con una naturalezza inattesa, sperimentando nuove visioni, utilizzando stoffe morbide, togliendo i rinforzi interni (imbottitura e controfodera), cambiando le allacciature, rivoluzionando le proporzioni facendo in modo che i “difetti” del passato potessero diventare i nuovi punti di forza dando nuova fisionomia alla giacca vista sia dal punto di vista femminile sia da quello maschile come una seconda pelle. Introdusse elementi “disturbanti” come i pantaloni e nella sartoria immise il ritmo ossessivo della produzione industriale, serializzata, uniforme uguale in ogni parte del mondo ed espressione di un’estetica composta e contemporanea.
Agli uomini regalò una morbidezza di forme e tessuti che prima venivano attribuiti solo al guardaroba per lei, in una festa di creatività che celebrò per la prima volta l’indifferenziazione dei generi. I suoi vestiti hanno dato, letteralmente, sostanza ai desideri di chi, in quegli anni, lottava per la parità dei sessi in tutti i campi, a cominciare da quello professionale.
Armani ha compreso per primo che il lusso andava democratizzato perché il maggior numero di persone potessero impararlo e ha inventato quell’Italian Style che è fatto di funzione e forma, classe e lotta di classe, di eleganza, essenzialità, attenzione al rigore e rifiuto totale dell’esibizionismo.
Nel 1981 nasce Emporio Armani la linea più giovanile e trendy della casa. L’estensione della firma al mercato infantile, il primo profumo di un designer italiano, il primo marchio ad autorappresentarsi attraverso un animale simbolo, l’aquila. La linea comprende abiti prêt-à-porter, occhiali, accessori e fragranze. Fra i testimonial la coppia vip Victoria e David Beckham. Con 171 negozi monomarca e la distribuzione in centinaia di boutique multibrand in tutto il mondo, “Emporio Armani” è il marchio Armani più venduto nel mondo.
Giorgio Armani non è solo abiti (comprende perfino una collezione di cioccolatini), ma soprattutto è anche “Aqua for Life”, un programma che dal 2011 cerca di fornire acqua potabile a chi non ne ha e sostenitore di campagne sociali come quella di RED con Bono degli U2. In ultimo Armani è anche sport, con l’Olimpia Milano, squadra sportiva di basket che proprio quest’anno ha vinto lo scudetto.
Tanti auguri Giorgio Armani, maestro di innovazione ed eleganza.