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I DUE DISCORSI DI FINE ANNO

 

AG. (C.P).02.01.2014 (ore 7.32)

“riverflash” – Ieri sera ho ascoltato sia il discorso del presidente Napolitano che quello di Grillo. Nulla da eccepire sul discorso di Napolitano, ha detto tutto quello che ci si sarebbe aspettati dal discorso di fine anno del presidente, tutte cose giuste, insomma, nessuna contraddizione, nessuna sbavatura, tutto perfetto ed allineato all’attuale corso della nostra politica.

Poi, essendo stato diramato su internet, ho ascoltato il discorso registrato di Grillo. Qui va detto che, per via degli accessi di moltissimi altri utenti, è stato difficile collegarsi al sito di Beppe Grillo e ci sono riuscito solo dopo le 22.

Dove sta la differenza fra i due discorsi? Prima di tutto nella sostanza, nei toni, nel modo di presentarsi. E’ ovvio che gli argomenti sono stati profondamente diversi, c’era da aspettarselo, ma la profonda differenza sta qui: il nostro presidente ci ha parlato delle solite cose, della crisi, dello sforzo che debbono fare i politici ed i cittadini per uscirne, ma non ha detto come. Il suo modo per uscire dalla crisi è basato sulle solite leggi, sul solito parlamento, sulle solite istituzioni, ossia su tutto  quello che ci ha portato alla crisi attuale . Sarebbe come dire che, se ho il colesterolo alto, basterebbe mangiare un po’ meno salami, un po’meno condimenti ma pur sempre le stesse cose: non sarebbe più efficace diventare vegetariani? Ma come possiamo uscire da questa crisi se, oltre alla legge elettorale non cambiamo anche la costituzione? Insomma, va cambiato completamente il vecchio modo di fare politica, e questo, per il nostro anziano presidente, che penso sia in buona fede, è impossibile. Lui non può e non riesce a vedere un grande cambiamento, per lui le istituzioni sono queste e sono intoccabili.

Il discorso di Grillo è stata tutt’altra cosa, basato su idee nuove per fare cose possibili. In pratica ha detto che il lavoro, così come lo abbiamo fatto negli ultimi 50 anni, non c’è più, sta scomparendo, dobbiamo inventarci del lavoro nuovo, partendo dalle piccole imprese, perché le grandi sono sclerotizzate e sono cresciute  su modelli ormai obsoleti. Ha ragione Grillo a dire che il lavoro com’era prima non c’è e non ci sarà più: in Cina costa 30 volte meno che in Europa, in India, che è la più grande democrazia del mondo, costa 25 volte meno (dati rilevati dal sito della Comunità Europea). Ma non ci accorgiamo che ormai tutto quello che comperiamo è “Made in P.R.C.” (vuol dire Popular Republic of China). Tutto quello che facevamo qui sta passando là e fra un po’ arriveranno anche le auto (nel mio ultimo viaggio di lavoro in Cina ne ho viste di bellissime).

Per cui quando i politici (quelli attuali) parlano di ripresa, non sanno neppure di che parlano, visto che non sono cambiate le condizioni per fare arrivare questa benedetta ripresa, ma mantengono le stesse condizioni che ci hanno portato alla crisi. E poi se ripresa ci sarà, sarà forse solo economica ma certamente non porterà nuovi posti di lavoro del tipo di quello cui siamo abituati.

Tornando ai due discorsi, quindi, ho visto quello di Napolitano come una cosa scontata, che andava fatta, per tradizione, ma senza alcuna novità per farci ben sperare per il futuro, mentre da Grillo ho sentito un forte vento di cambiamento: forse sarà un azzardo,  ma vale la pena seguirlo per tentare di risalire la china: se restiamo col vecchio sistema non potremo che continuare ad affondare…..

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