AG.RF 29.03.2023
(riverflash) – Zeynab Jalalian ha ora 41 anni ed è una donna curda iraniana. Si trova ristretta in carcere da 15 anni per essersi battuta per i diritti e l’emancipazione della sua minoranza oppressa.
Dopo un processo farsa, è stata condannata alla pena di morte e poi all’ergastolo dal governo iraniano.
È stata ripetutamente sottoposta a torture e maltrattamenti che le hanno provocato una frattura al cranio con emorragia interna, danni alla vista e diversi problemi di salute.
Dopo aver contratto almeno due volte il Covid-19, ha sviluppato gravi problemi polmonari e respiratori. Ciò nonostante, le autorità hanno continuato a negarle cure mediche adeguate e le hanno fornito solo un inalatore per l’asma. Rischia anche di perdere la vista a causa del fatto che le sono state negate cure mediche specialistiche per un peggioramento delle condizioni degli occhi che la sua famiglia ritiene possa essere stato causato da torture e altri maltrattamenti durante la detenzione.
Zeynab si trova in carcere dal marzo 2008, quando è stata arbitrariamente arrestata da agenti della sicurezza. Giudicata colpevole del reato di “inimicizia contro Dio” e condannata a morte in relazione alle sue attività nell’ala politica del Partito per la vita libera del Kurdistan (Pjak),
Nel dicembre 2011, a seguito di un provvedimento di clemenza della Guida suprema, la sentenza è stata commutata in ergastolo.
Sta scontando la condanna nella prigione di Yazd, nell’omonima provincia, a 1400 km dalla sua famiglia, residente nella provincia dell’Azerbaigian occidentale, il che rende estremamente difficili le visite dei suoi anziani genitori.
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