13 Mar 2013
13 Marzo 1930: gli astronomi annunciano la scoperta di Plutone
Seguendo le previsioni teoriche, Plutone fu scoperto presso l’Osservatorio Lowell, in Arizona, il 18 febbraio 1930, dopo lunghe ricerche, per mezzo del confronto di lastre fotografiche impressionate pochi giorni prima, il 23 e il 29 gennaio, da Clyde Tombaugh. Dopo che l’osservatorio ebbe ottenuto fotografie di conferma, la notizia della scoperta fu telegrafata all’Harvard College Observatory il 13 marzo 1930. Il pianeta fu in seguito ritrovato in fotografie risalenti al 19 marzo 1915. Plutone fu trovato quasi esattamente nella posizione prevista dai calcoli teorici, per cui inizialmente si credette di aver trovato il corpo perturbatore. Col passare degli anni le misurazioni rivelarono tuttavia che Plutone era di gran lunga troppo piccolo per spiegare le perturbazioni osservate, e si pensò quindi che non si potesse trattare dell’ultimo pianeta del sistema solare. Partì quindi la caccia al decimo pianeta, il cosiddetto Pianeta X – un gioco di parole basato sul fatto che la X è il numero romano per 10 ed è anche il simbolo dell’incognito. La questione fu risolta solo nel 1989, quando l’analisi dei dati della sonda Voyager 2 rivelò che le misure della massa di Urano e Nettuno comunemente accettate in precedenza erano lievemente sbagliate. Le orbite calcolate con le nuove masse non mostravano alcuna anomalia, il che escludeva categoricamente la presenza di qualunque pianeta più esterno di Nettuno con una massa elevata. La scoperta di Plutone fu in definitiva casuale, trovandosi il pianeta al posto giusto nel momento giusto mentre si dava la caccia a qualcos’altro.
Plutone possiede un’orbita molto eccentrica e notevolmente inclinata rispetto all’eclittica, e in un breve periodo della sua rivoluzione si trova più vicino al Sole di Nettuno. Tuttavia i due oggetti orbitano in risonanza 2:3, e quindi non si verificano incontri ravvicinati tali da perturbare l’orbita di Plutone. A partire dagli anni novanta del XX secolo sono stati scoperti diversi planetoidi della fascia di Edgeworth-Kuiper in risonanza orbitale 2:3 con Nettuno: oggi tali corpi vanno sotto la denominazione comune di plutini, e Plutone ne è considerato il prototipo. Il sistema di Plutone non è mai stato visitato da alcuna sonda spaziale, e pertanto molte misurazioni relative alla sua natura fisica sono approssimative e non confermate. Si ritiene comunque che esso possieda una debole atmosfera, composta prevalentemente da metano gassoso, quindi da argon, azoto, monossido di carbonio, ossigeno. Probabilmente la pressione atmosferica, comunque estremamente bassa, varia sensibilmente al variare della distanza del corpo dal Sole e con il ciclo delle stagioni: è presente quando il pianeta nano si trova vicino al perielio, nel momento in cui la pressione al suolo raggiungerebbe dai 3 ai 160 microbar, mentre a distanze maggiori dal Sole congela e precipita sulla superficie. Superficie [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Superficie di Plutone. Mappa di Plutone basata su osservazioni del telescopio Hubble. Una mappa in falsi colori di Plutone, basata su osservazioni realizzate con il telescopio spaziale Hubble, raccoglie in una immagine circa due anni di lavoro. Le zone rosse, diffuse quasi ovunque, indicano metano ghiacciato; le zone scure probabilmente indicano ghiaccio d’acqua (sporco); le zone più chiare indicano la presenza di azoto ghiacciato. La macchia più luminosa al centro potrebbe essere un segno di monossido di carbonio. La superficie di Plutone, composta da ghiaccio d’acqua e di metano, non è uniforme, come dimostrano le sensibili variazioni di albedo riscontrabili dalla Terra nel corso della rotazione del pianeta. Una mappa a bassa risoluzione è stata realizzata fra il 1994 e il 1996 a partire da osservazioni effettuate grazie al telescopio spaziale Hubble, ma i dettagli visibili sono pochi. Sembra vi siano macchie più chiare, probabilmente composte di azoto e metano solido, che riflettono la debole luce presente, contrastando con il resto della superficie più scura, probabilmente costituita da antiche pianure laviche. Una nuova mappa è stata realizzata tramite 12 osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble nel 2002 e 2003 e ha rivelato sostanziali mutazioni nella topografia plutoniana, sulla cui natura ci si interroga tuttora. È plausibile che l’avanzamento delle stagioni (nel 2002-2003 Plutone era nella sua primavera) possa provocare l’evaporazione dell’azoto ghiacciato dal suolo dell’emisfero settentrionale e conseguenti precipitazioni nevose sull’emisfero sud (attualmente[è meglio specificare…] in ombra e non visibile dalla Terra). Nel corso delle osservazioni è stato anche riscontrato un aumento della tonalità rossa del pianeta rispetto agli anni precedenti, e a fronte di una stabilità cromatica del suo satellite Caronte. Secondo l’astronomo Mike Brown, Plutone ha la superficie più cangiante di tutto il Sistema Solare. La temperatura superficiale si aggira tra i 40 e i 60 K. Struttura interna [modifica] Struttura interna teorica di Plutone (2006) 1. atmosfera ghiacciata[4] 2. acqua ghiacciata 3. Roccia
La densità media di Plutone, pari a due volte quella dell’acqua, suggerisce che il suo interno sia costituito da un miscuglio di materiali rocciosi e di ghiaccio d’acqua e di metano (la presenza di quest’ultimo è stata dedotta dalle osservazioni sulla riflettività del suolo del pianeta a diverse lunghezze d’onda). L’oggetto sarebbe cioè composto in gran parte da ghiaccio e rocce silicatiche. Anche il nucleo sembra essere costituito in gran parte da silicati. Plutone possiede quattro satelliti naturali conosciuti: il più massiccio, Caronte, fu identificato nel 1978, mentre altri due, di dimensioni minori, Notte ed Idra, sono stati scoperti nel maggio 2005. La loro individuazione da parte di astronomi dell’Università Johns Hopkins è stata resa possibile dall’analisi delle fotografie scattate dal telescopio spaziale Hubble fra il 15 e il 18 maggio 2005; la loro esistenza è stata confermata con precovery dalle immagini dell’Hubble del 14 giugno 2002. Si ritiene che entrambi i due satelliti minori abbiano masse minori dello 0,3% di Caronte (o 0,03% della massa di Plutone). Una ricerca approfondita condotta dalla Terra fino alla magnitudine visuale 27 e fino ad una distanza di 5 secondi d’arco ha escluso l’esistenza di altri satelliti di dimensioni maggiori di 12 km. Il quarto satellite è stato scoperto tramite il telescopio spaziale Hubble il 28 giugno 2011 e altre immagini del 3 e del 18 luglio ne hanno confermato l’esistenza. La sua scoperta è stata annunciata dalla NASA il 20 luglio 2011 e, in attesa di un nome definitivo, gli è stato provvisoriamente assegnato il nome S/2011 P 1 Caronte Caronte possiede dimensioni non molto inferiori a Plutone; alcuni preferiscono quindi parlare di un sistema binario, giacché i due corpi orbitano attorno ad un comune centro di gravità situato all’esterno di Plutone.
Caronte è stato scoperto nel 22 giugno 1978 da Jim Christy; sulle lastre fotografiche di allora, riprese dall’osservatorio di Flagstaff in Arizona, era visibile come una protuberanza del disco di Plutone. Tuttavia la periodicità e la posizione di tale protuberanza fecero ben presto ipotizzare la presenza di un satellite (inizialmente denominato S/1978 P1). Caronte ruota su se stesso con un movimento sincrono in 6,39 giorni, presentando sempre la stessa faccia a Plutone, come la Luna con la Terra. Tuttavia lo stesso Plutone rivolge sempre il medesimo emisfero al proprio satellite principale. La loro rotazione presenta quindi una sincronia doppia, unica fra i corpi maggiori nel sistema solare. Si ritiene che la sua origine risalga ad un impatto catastrofico fra Plutone ed un asteroide; parte dei frammenti del planetoide originario si sarebbero poi riaggregati in orbita attorno ad esso. Idra e Notte [modifica] Il sistema di Plutone ripreso da Hubble combinando esposizioni brevi con filtri blu (475 nm) e giallo-verde (555 nm) per Plutone e Caronte, e lunghe con filtro giallo (606 nm) per i due satelliti minori Idra è il satellite più esterno del sistema, quello più a destra in entrambe le fotografie; esso è caratterizzato da una magnitudine apparente stimata in 22,96 ± 0,15 e ruota intorno al pianeta in 38,2 ± 0,8 giorni ad una distanza media di 64 700 ± 850 km. Ruota in senso antiorario sullo stesso piano orbitale di Caronte, in risonanza orbitale rispetto a quest’ultimo. Sembra essere il maggiore dei due nuovi satelliti, e stime basate sui valori probabili di albedo danno un diametro compreso tra 52 e 160 km. Notte è il satellite visibile più in alto in entrambe le fotografie; la sua magnitudine apparente è pari a 23,41 ± 0,15, e ruota intorno a Plutone in 25,5 ± 0,5 giorni ad una distanza media di 49 400 ± 600 km. Notte ruota in senso antiorario sullo stesso piano orbitale di Caronte, in risonanza orbitale 4:1 rispetto a quest’ultimo. Sembra essere il minore dei satelliti del sistema. La sonda New Horizons della NASA è stata lanciata il 19 gennaio 2006, dopo due giorni di rinvii per maltempo e problemi tecnici, alla volta di Plutone. L’incontro con il pianeta nano avverrà nel 2015. Si tratterà di un fly-by, ossia di un sorvolo, perché la sonda non ha abbastanza carburante a bordo per rallentare e immettersi in orbita attorno all’oggetto; attualmente i piani di volo prevedono un avvicinamento massimo a circa 9000 km di distanza dalla superficie plutoniana a una velocità relativa di circa 10 km/s, ma è prevedibile che il sorvolo avverrà più vicino al pianeta, grazie alla possibilità di correggere la rotta durante la missione. La sonda si attiverà sin da circa 4 mesi prima dell’arrivo, momento in cui le fotografie di Plutone che potrà scattare saranno già migliori di quelle ottenibili dalla Terra o dal telescopio spaziale Hubble. Data l’enorme distanza dalla Terra e la bassa potenza disponibile, l’invio dei dati avverrà a velocità molto bassa, meno di un kilobit al secondo, e occuperà i mesi successivi all’incontro. Fin dalle prime analisi di Plutone è emerso che il pianeta fosse un pianeta anomalo, la sua orbita era molto diversa da quella degli altri pianeti e la sua dimensione era modesta rapportata a quella degli altri pianeti. Nel corso degli anni queste e altre considerazioni astronomiche hanno spinto alcuni astronomi a richiedere la riclassificazione del corpo celeste. Infine il 24 agosto 2006 l’Unione Astronomica Internazionale tramite votazione ha deciso di riclassificare il corpo celeste come pianeta nano. Questa decisione ha comportato lo scontento di alcune persone e di alcune istituzioni. Nel marzo 2009, il Congresso dello stato dell’Illinois ha votato una legge che ristabilisce lo status di Pianeta per Plutone. L’Illinois è la patria natale di Clyde Tombaugh e quindi la perdita dello status di Pianeta da parte di Plutone era stata vissuta in modo negativo nello Stato. Plutone ha fatto da scenario per diverse opere narrative, principalmente di fantascienza, fin dalla sua scoperta. Alla sua popolarità ha certamente contribuito il fatto che – quand’era ancora classificato come pianeta – aveva il primato di essere il pianeta più esterno del sistema solare. Secondo un’idea popolare nella prima fantascienza, i pianeti più esterni, formandosi prima, sarebbero divenuti abitabili prima rispetto alla Terra, dunque Plutone avrebbe potuto ospitare esseri molto evoluti. Plutone ha ricevuto una certa notorietà nuovamente nel 2006 a seguito della sua riclassificazione a pianeta nano. Il cane di Topolino, Pluto, venne così denominato perché introdotto nel mondo dei fumetti pochi mesi dopo la notizia della scoperta del pianeta.
Raffaele Dicembrino
(AG.RF 13.03.2013)